Abuso delle draghe idrauliche sul Litorale Domitio, interrogazione del M5S

Lo scorso 13 Luglio abbiamo depositato come MoVimento 5 Stelle presso il Senato della Repubblica un’interrogazione (Atto n. 3-03878), rivolta ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti relativamente alle imbarcazioni definite in gergo turbosoffianti, oppure draghe idrauliche, soprattutto in uso nel litorale Domitio.

Condividiamo le perplessità dei cittadini che sono preoccupati dai possibili danni che la biodiversità marina potrebbe subire se si continuasse ad abusare di queste imbarcazioni.

Ma innanzitutto cosa sono le draghe idrauliche?

Si tratta di attrezzi a forma di grandi ceste che penetrano nel fondo marino fino a qualche centimetro nel sostrato e raccolgono gli organismi marini ivi annidati. Le specie maggiormente rappresentative sono le vongole o peverasse (Chamelea gallina), il fasolaro (Callista chione), il cannolicchio o cappalunga (Ensis minor e Solen marginatus), il cuore (Antochardia spp.)

Il cesto, un parallelepipedo di metallo provvisto di lama per tagliare il sedimento,e situato a prua dell’imbarcazione; viene calato sul fondo e la barca, procedendo a ritroso, lo fa penetrare nel substrato; la sabbia ed il fango che vi entrano vengono smossi tramite dei getti d’acqua, mentre i molluschi rimangono intrappolati al suo interno.

Qual è il quadro di riferimento?
Il decreto 24 luglio 2015 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, contiene la nuova versione del Piano nazionale di gestione delle draghe idrauliche, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2015, supplemento ordinario n. 48, redatto ai sensi e per gli effetti dell’art. 19 del regolamento (CE) n. 1967/2006. Questo piano definisce le specifiche generali per questo tipo di pesca, regione per regione, tenendo conto della conformazione della costa e del tipo di molluschi, che è possibile pescare con questi strumenti, altamente invasivi per il territorio, della flotta di imbarcazioni abilitate.

Questo metodo di pesca può essere altamente invasivo per l’ambiente e per il relativo ecosistema di riproduzione del mollusco bivalvo, in quanto utilizza enormi rastrelli, che rovistano completamente il fondale sabbioso, rendendolo privo di consistenza e simile alle sabbie mobili, ma soprattutto aspirando tutto ciò che è nel fondale, quindi molluschi, la cui pesca non è consentita con tali strumenti, di taglia notevolmente inferiore a quella pescabile, ciò ancor di più se si deroga al limite di 0,3 miglia nautiche

Così accade nel litorale Domitio dove le imbarcazioni possono avvicinarsi alla costa, esclusione fatta per il solo periodo estivo (1°maggio – 31 ottobre) dalle ore 7.00 alle ore 20.00

A ciò si aggiunga che per sorvegliare efficacemente le attività di pesca esercitate dai pescherecci ovunque si trovino l’Unione Europea ha previsto che i pescherecci di “lunghezza fuori tutto pari o superiore a 12 metri e inferiore ai 15” ad installare a bordo un dispositivo pienamente funzionante, che consenta la localizzazione satellitare e identificazione automatiche del peschereccio c.d blue box.

Si tratta indubbiamente di uno strumento di rilievo che permette alla Capitaneria di porto di poter effettuare un monitoraggio satellitare considerato che nella maggior parte di casi non dispone delle risorse umane e strumentali sufficienti per effettuare controlli fisicamente.

Ma ancora una volta il Ministero delle politiche agricole ha pensato bene di derogare prevedendo delle esenzioni agli obblighi del blue box alle imbarcazioni inferiori a 15 metri.

Cosa sta accadendo, quindi, sul litorale Domitio aversano?
I pescherecci si avvicinano sotto costa e in diverse occasioni sono state accertate attività di pesca illecita con draga idraulica sotto costa, in zona e in tempi vietati dalle norme nazionali e comunitarie

Chiediamo, quindi, ai Ministri di fornirci informazioni e spiegazioni al riguardo e soprattutto se non intendano opportuno dotare di maggiori risorse e mezzi, adeguati al territorio, l’Ufficio locale marittimo di Mondragone (Locamare) per consentire un pronto ed immediato intervento per la repressione e prevenzione delle attività illecita in mare; e se non ritengano, nei limiti delle rispettive attribuzioni, opportuno estendere l’obbligo alle imbarcazioni da pesca professionali inferiori ai 15 metri di lunghezza di istallare a bordo le blue box ai sensi e per gli effetti del regolamento (CE) n. 1224/2009 e del regolamento di esecuzione (UE) n. 404/2011, così da poter monitorare in remoto l’attività dei pescherecci.

Scarica QUI il testo dell’interrogazione in PDF

Il sistema di pesca con turbosoffiante, consentito dal 1982, suscita molte perplessità per il forte impatto che ha su tutta la biocenosi interessata come confermano i dati dell’IREPA (Osservatorio della pesca campana) che mostrano per molti compartimenti marittimi, una forte contrazione del pescato.
E’ inoltre evidente che l’apporto antropico influenza non solo la qualità dei molluschi da un punto di vista igienico sanitario, ma anche la loro capacità di crescita e sopravvivenza negli habitat danneggiati.

fonte ARPAC

L’attrezzatura di pesca consiste in un cesto a slitta che draga il fondo trainato da una fune e sulla cui testata è montata una tubazione che convoglia acqua in pressione. Il getto d’acqua ha la funzione di sollevare il primo strato di terreno e facilitare il lavoro della lama raschiante del cestello che raccoglie le vongole.

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