Incendio ILSIDE “Ora paghino tutti i responsabili del disastro” operazione verità del M5S al Senato

Roma 2 Agosto 2017 – “Questa volta non finirà come se nulla fosse, i cittadini e il territorio hanno subito danni enormi, noi ci siamo impegnati affinché potessero essere messi nero su bianco, i nomi e cognomi di chi ha gestito, autorizzato e fatto affari sulla pelle della gente e dell’ambiente” lo afferma la portavoce del MoVimento 5 Stelle, Vilma Moronese membro della Commissione Ambiente del Senato della Repubblica, che ha depositato una delle più complesse e lunghe interrogazioni, mai presentate.

Nell’interrogazione del M5S, viene ricostruita dall’inizio tutta la storia dello stabilimento di trattamento rifiuti di Bellona(Caserta) ILSIDE che andò a fuoco lo scorso 11 Luglio, e che ha bruciato per oltre 4 giorni intossicando i cittadini anche dei comuni limitrofi. La gravità dell’incendio, costrinse i Vigili del Fuoco a lavorare con ben 4 squadre per oltre 4 giorni, le fiamme e i fumi dell’incendio furono poi domate soltanto con l’arrivo di un mezzo cingolato dei Vigili che dovette arrivare dalla Calabria per indisponibilità dello stesso in tutta la Campania. Ad oggi i Vigili del Fuoco sono ancora impegnati con una squadra ogni giorno per evitare lo sprigionamento dei fumi tossici dai cumuli di rifiuti che sono stati sotterrati e spenti per soffocamento. Questa volta sembra siano andati a fuoco anche i resti dei rifiuti combusti dell’incendio che coinvolse lo stabilimento nel 2012, rifiuti inceneriti mai rimossi dal sito, la loro presenza fu certificata da un sopralluogo del 2014 dell’ARPAC. La stessa Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente ha scritto in un recente rapporto del 24 Luglio, che sono state riscontrate nell’aria la presenza di benzene, formaldeide e acetaldeide, sostanze classificate come cancerogene di prima categoria, dovute all’incendio dell’ILSIDE. 
“Il nostro interesse è che i cittadini abbiano risposte e giustizia, e che questa volta vengano anche risarciti. Abbiamo presentato un’interrogazione al Senato che è il frutto di un lavoro molto complesso, durato settimane, una mini inchiesta fatta su documentazione, acquisendo informazioni anche da banche dati, una sorta di operazione verità nel senso che tutti dobbiamo puntare in quella direzione per avere chiaro cosa è successo e come sia stato possibile affinché non si ripeta. Spero che i cittadini possano leggerla con attenzione per capire una volta per tutte come funziona il sistema, che per noi è ormai evidente” – spiega la Moronese che poi continua – “abbiamo tracciato le aziende risalendo sino ai proprietari che in un sistema di scatole cinesi, fatto di aziende portate sempre a scioglimento cercano di occultarsi, effettuato una cronologia di tutti i documenti autorizzativi, dal 1987 ad oggi, denunciato il sistema con il quale vengono create probabilmente fittizie fideiussioni che gli permettono di partecipare agli appalti pubblici, grazie all’incapacità o forse complicità delle istituzioni, che rilasciano autorizzazioni senza poi andare a verificarle nel tempo, così i signori della munnezza la fanno franca puntualmente” – nell’interrogazione del M5S la ditta ILSIDE è oggetto di una radiografica completa che porta alla luce anche gli ultimi proprietari, passando per le autorizzazioni che ricevette dall’allora commissario Antonio Bassolino, alla famosa Jacorossi S.p.A. di Roma, ma ci sono anche le aziende di gestione rifiuti ESOGEST e GESIA, quest’ultima coinvolta nello scorso Giugno in una truffa sui rifiuti effettuata a danno dei comuni casertani di Bellona e Vitulazio, sino ad arrivare alla Interfidam, società di Milano che possiede al 98% la Kokio srl che aveva per ultima rilevato l’ILSIDE. Si parla anche del probabile conflitto di interesse che coinvolgerebbe l’avvocato Giovanni Nacca, legale della ditta ESOGEST che ricopre il ruolo di membro dell’Osservatorio Regionale sui Rifiuti della Regione Campania, nominato recentemente dal Presidente di regione Vincenzo De Luca – “ ci rivolgiamo con questa interrogazione ai Ministri dell’Ambiente, della Salute e anche al Ministro dell’Interno, dai quali pretendiamo risposte e azioni, soprattutto azioni fattive per i cittadini e per la loro tutela, noi non ci fermeremo, continueremo a chiedere e a denunciare sino a quando non arriveranno risposte e risultati per il territorio” conclude.

Spegnere l’inferno tossico dell’Ilside che brucia da 4 giorni primo obiettivo, subito dopo le responsabilità

Atto n. 3-03931 (in Commissione)

Pubblicato il 1 agosto 2017, nella seduta n. 870

MORONESE , PUGLIA , CAPPELLETTI , CRIMI , DONNO , LEZZI , PAGLINI , GIARRUSSO , CIOFFI , SERRA , BLUNDO – Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dell’interno e della salute. -Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

l’azienda Ilside ha iniziato le sue attività il 21 maggio 1987;

con decreto n. 197 del 26 marzo 2002 il commissario di Governo per l’emergenza rifiuti Antonio Bassolino volturò l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto di stoccaggio provvisorio cernita e trattamento di alcune tipologie di rifiuti non pericolosi, nonché stoccaggio provvisorio di rifiuti urbani pericolosi provenienti dalla propria attività di raccolta e trasporto, dall’Ilside snc di proprietà di Michele Della Gatta, con sede a San Marcellino (Caserta), in favore dell’Ilside Srl con sede legale a Bellona (Caserta), località Trifilisco, strada statale 264 chilometro 30+760 contrada Ferranzano;

l’Ilside Srl si occupava di gestione e trattamento dei rifiuti, attraverso convenzioni con consorzi di recupero (Corepla) e con impianti di trattamento per specifiche tipologie di rifiuti, compresi quelli pericolosi, sia per conto di diversi Comuni della provincia di Caserta, sia per privati, e in passato anche per conto del commissario per l’emergenza rifiuti. Il sito venne utilizzato anche come sito di trasferimento per lo stoccaggio temporaneo degli RSU (rifiuti solidi urbani) indifferenziati;

l’azienda occupa una superficie di oltre 22.000 metri quadri attrezzati ed è situata a circa 5-10 minuti dalle uscite autostradali di Capua e Santa Maria Capua Vetere, nella frazione di Triflisco ed alle sue spalle scorre il fiume Volturno;

l’azienda ha ricevuto autorizzazione all’esercizio dell’impianto fino al 31 dicembre 2007 con decreto dirigenziale della Regione Campania n. 1170 del 19 dicembre 2006 e ha stipulato la polizza fideiussoria n. 17061 con la Fidecomm SpA per un importo di 90.000 euro con scadenza il3 dicembre 2018, autenticata dal notaio Giuseppe Togandi di Roma;

risulta che la Fidecomm SpA, così come anche riportato da notizie di stampa, sembrerebbe essere stata oggetto di indagini di diverse Procure e che sia stata cancellata dall’elenco delle società abilitate alle fideiussioni della Banca d’Italia nel gennaio 2008. Inoltre, la Fidecomm SpA sarebbe probabilmente riconducibile anche alla Fidicomm SpA, entrambe con sede a Roma, e anche quest’ultima risulterebbe essere stata cancellata dall’elenco delle società abilitate dalla Banca d’Italia per gravi violazioni di legge in data 1° ottobre 2009. La riconducibilità delle due finanziarie dal nome similare risulta da un atto dell’Agenzia delle entrate di Lecco del 13 maggio 2010, acquisito con protocollo n. M_D GSGDNA 0048236 12/07/2010 dal Ministero della difesa;

l’azienda ha ricevuto l’autorizzazione dalla Regione Campania con decreto dirigenziale n. 1392 del 18 dicembre 2007 allo stoccaggio e al trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi sino al 31 dicembre 2016; nel 2009 era stata autorizzata, sempre dalla Regione, ad un ampliamento delle capacità di stoccaggio per il solo anno 2009 da 5.440 a 6.256 tonnellate annue, pari al 15 per cento in più, in ragione dell’aumento delle quote della raccolta differenziata proveniente dai comuni conferenti;

l’Ilside Srl ha, quindi, ricevuto il rinnovo dei titoli autorizzativi (autorizzazione unica) dalla Regione Campania con decreto dirigenziale n. 127 del 15 giugno 2011 sino al 1° novembre 2018. L’Ilside è ancora presente nell’albo trasportatori della Provincia di Caserta;

risulta che l’azienda figurava inizialmente iscritta all’albo delle imprese artigiane nel 21 maggio 1987 come impresa edile stradale e per il trasporto e lo smaltimento di rifiuti urbani solidi e speciali assimilabili ai solidi urbani, rifiuti tossici e nocivi eccetera, e che il 24 giugno 2008 veniva cancellata dall’albo per la perdita di requisiti di legge. Con le ordinanze n. 14/2011 del 14 aprile 2011 e n. 44/2011 del 20 ottobre 2011 il sindaco di Bellona Giancarlo della Cioppa affidava alla Esogest Ambiente Srl, con sede a Pastorano (Caserta), via Torre Lupara n. 1, il servizio integrato di raccolta rifiuti solidi urbani;

in data 16 aprile 2012 un incendio è divampato nel sito di stoccaggio Ilside di Bellona, e 4.500 tonnellate di rifiuti ammassate nel deposito di circa 4.000 metri quadrati bruciarono incessantemente per quasi 3 giorni, mettendo in allarme la popolazione;

il sindaco di Bellona, in quella circostanza, emanò un’ordinanza contingibile ed urgente a tutela della pubblica incolumità, avente ad oggetto l’incendio presso impianto, ordinando l’evacuazione delle 30 famiglie residenti nell’area circostante (200 metri), a conferma della pericolosità dell’evento. Le polveri sprigionate dall’incendio, infatti, finirono sulle abitazioni civili e sulle colture in una vasta circonferenza. Acquisiti i pareri di ARPAC (Agenzia regionale per la protezione ambientale Campania) ed ASL, il sindaco di Bellona decise di emanare un’altra ordinanza “urgente” vietando i pascoli e le coltivazioni nel raggio di 700 metri, prevedendo anche una serie di indicazioni utili per i residenti;

dai primi accertamenti effettuati sarebbe risultato che le balle pronte ad essere trasferite allo STIR (stabilimento di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) di Santa Maria Capua Vetere non erano composte solo di rifiuti secchi, ovvero plastica urbana e materiale cartaceo, ma anche umido e scarti di attività industriali. Ilside è un’azienda abilitata a smaltire sia i rifiuti solidi urbani, sia rifiuti speciali di provenienza industriale, dunque anche scarti di attività industriali, che andando in fumo generano sostanze ben più pericolose delle ecoballe stesse, in un mix tossico-nocivo che va classificato come disastro ambientale;

il 17 aprile 2012 il sito veniva posto sotto sequestro probatorio dai Carabinieri di Vitulazio (Caserta);

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

il sindaco il 17 aprile 2012 disponeva con ordinanza sindacale n. 9 la sospensione delle attività di pascolo nella zona interessata dalla ricaduta dei fumi, la sospensione della lavorazione dei terreni, aratura e pascolo; il 18 aprile con ordinanza sindacale n.12 ordinava alla popolazione di tenere chiuse porte e finestre delle abitazioni, evitando attività esterne; lo stesso giorno disponeva con ordinanza sindacale n. 13 l’allontanamento dei residenti nell’area circostante fino alla risoluzione delle problematiche relative all’incendio, i quali dovevano provvedere con mezzi propri a ricercare altre sistemazioni, e metteva un numero di telefono a disposizione dei cittadini per le necessità del caso;

a seguito del sopralluogo effettuato in data 20 aprile 2012 da parte dei tecnici della ASL di Capua e del coordinatore tecnico del Comune di Bellona, di cui il verbale con prot. n. 3588, è stato riscontrato che l’incendio era stato domato, per cui erano venute meno le condizioni che avevano portato all’ordinanza n. 13/2012. Conseguentemente le ordinanze n. 9, n. 12 e n. 13 venivano ritirate il giorno 20 aprile con ordinanza n. 14 del sindaco; tuttavia restavano in essere alcune prescrizioni come il lavaggio accurato dei prodotti ortofrutticoli provenienti dalla zona dell’incendio, il divieto di utilizzo dei pozzi artesiani e la sospensione delle attività di lavorazione meccanica dei terreni, la raccolta, l’aratura e il pascolo;

lo stesso giorno il sindaco con ordinanza n. 15 ordinava all’amministratore unico dell’Ilside Srl, ingegner Gaetano Bruno, di raccogliere e portare a smaltimento le acque utilizzate per lo spegnimento dell’incendio, considerati i rilievi dell’ARPAC dai quali emergeva che le acque reflue, prodotte dallo spegnimento dell’incendio e dal dilavamento dei piazzali, venivano scaricate nel fiume Volturno. Nell’ordinanza si leggeva che i Vigili del fuoco in quell’occasione chiesero con nota prot. n. 3458 del 18 aprile al Ministero dell’interno di disporre di un escavatore di grosse dimensioni nonché di notevoli quantità di inerti o terreno vegetale al fine di estinguere l’incendio (spegnimento per soffocamento);

il 16 maggio 2012 il nuovo sindaco di Bellona dottor Filippo Abbate con ordinanza sindacale n. 24 revocava l’ordinanza n. 14/2012 in quanto dalle indagini dell’ARPAC risultava che nell’area di ricaduta della nube sprigionatasi dall’incendio emergeva la non contaminazione dei suoli;

come da verbale di sopralluogo ARPAC n. 77/PL/12 il 25 maggio 2012 l’autorità giudiziaria concedeva il dissequestro dell’area dello stabilimento ad eccezione dell’area interessata dall’incendio;

il 1° giugno 2012 con deliberazione n. 26 il Comune riconosceva in 382.021,83 euro i debiti nei confronti della ditta Esogest Ambiente Srl relativo al servizio integrato di raccolta di rifiuti solidi urbani e ne pattuiva il pagamento in via dilazionata di 15 rate mensili;

il 6 agosto 2012 la Regione pubblicava sul Bollettino ufficiale il “piano regionale di bonifica dei siti inquinati della Regione Campania”; all’allegato 5 (censimento dei siti in attesa di indagini), nella tabella 5 denominata “elenco siti in attesa di indagini preliminari” compaiono la società Ilside Srl, codice 1007C501, impianto trattamento rifiuti, Guarino Salvatore, codice 1007C500, autodemolitore, EcoTerra Srl 1007C502, attività produttiva, tutti nel territorio del comune di Bellona;

il 17 settembre 2012 l’autorità giudiziaria provvedeva al dissequestro in via definitiva dello stabilimento;

il 17 maggio 2013 il sindaco di Bellona, dottor Filippo Abbate, con ordinanza sindacale n. 8 ordinava al legale rappresentante della società Ilside Srl, società a socio unico Gardenia SpA in liquidazione, già Jacorossi imprese SpA in liquidazione, con sede a Bellona nella strada provinciale n. 333 ex strada statale 264 al chilometro 30+760, di avviare nel termine di 15 giorni l’attività di smaltimento dei rifiuti combusti;

il 30 maggio 2013 l’ARPAC, a seguito della richiesta pervenuta da parte della Polizia provinciale di Caserta, effettuò un sopralluogo presso l’Ilside riscontrando diverse irregolarità descritte nel verbale n. 56/DPF/13;

il 25 giugno e l’8 luglio 2013 si sono riuniti alcuni tavoli operativi con ARPAC e Comune di Bellona per dare esecuzione all’ordinanza n. 8/2013 e definire le modalità per la rimozione dei rifiuti e le attività di monitoraggio onde evitare eventuali contaminazioni delle matrici ambientali, e viene effettuato un sopralluogo operativo nell’azienda. Il 18 giugno 2013 con nota prot. n.0039833/TRI il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto chiarimenti sulle criticità ambientali che interessano l’Ilside indirizzando la richiesta a Stefano Caldoro presidente della Regione, a Domenico Zinzi presidente della Provincia di Caserta e a Pio del Gaudio, sindaco di Caserta. In data 8 luglio 2013 il sindaco di Bellona, dottor Filippo Abbate, con ordinanza sindacale n. 16 ordinava alla società EcoTerra Srl, proprietaria e locataria dei suoli su cui insisteva la società Ilside che aveva ricevuto dalla EcoTerra ordinanza di sfratto per morosità, di effettuare tutti gli obblighi contenuti nelle ordinanze n.4/2013 e n.8/2013 a seguito delle risultanze dei tavoli tecnici, compresa l’attività di vigilanza sulle 24 ore;

in data 23 luglio 2013 il giudice per le indagini preliminari della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dottor Giovanni Caparco, disponeva il sequestro preventivo dell’intera area;

in data 23 luglio 2013 l’amministratore unico dell’Ilside Srl Gennaro Bruno comunicava alla Provincia di Caserta, atto acquisito al protocollo dell’ente n. 0077693 del 24 luglio, che l’azienda stessa non esercitava più le sue attività dal 5 luglio 2013 in quanto aveva subito lo sfratto esecutivo da parte dell’ufficiale giudiziario e che il giorno 6 luglio aveva posto il personale in cassa integrazione;

ad oggi sul sito web “ecoterra” intestato a Umberto Guarino, la stessa società figurante sul sito risulterebbe promuovere i suoi servizi in materia di rifiuti e di compravendita immobili; in un dépliant in formato digitale viene riportato testualmente: “La nostra attività comincia con la Ilside s.r.l. nel 1987, società operante nel settore di raccolta, trasporto e trattamento dei rifiuti. La stessa, piattaforma di riferimento del CONAI, ha per anni offerto un ottimale servizio integrato di trattamento rifiuti, finalizzato a promuovere lo sviluppo di una politica di recupero e a favorire un concreto aumento di valore dei materiali di scarto. Nell’obiettivo di migliorare costantemente i servizi, la Ilside, su una superficie di oltre 25.000 mq, ha operato attraverso un apposito impianto di trattamento finalizzato alla fase di stoccaggio di rifiuti, anche pericolosi, cernita, adeguamento volumetrico e preparazione al reimpiego di rifiuti riciclabili provenienti dalla raccolta differenziata urbana della frazione secca, degli imballaggi secondari e terziari, dei rifiuti speciali provenienti dalle attività industriali. Nello specifico, le nostre tecniche operative prevedono una fase preliminare di studio, mirato ad individuare e classificare la tipologia di rifiuto, onde optare per l’ottimale programma di recupero e smaltimento. In primo luogo, quindi, analisi e progettazione. Successiva è la fase di raccolta e trasporto, che prevede la fornitura di opportuni contenitori per il ritiro dei materiali, attraverso l’impiego di un sistema di trasporto autonomo. Ultima la fase dello specifico trattamento dei rifiuti, impiegando logiche duttili e professionali”;

con il verbale n. 76/DPF/13 del 4 settembre 2013 l’ARPAC ha comunicato di avere effettuato, nella stessa data, un sopralluogo presso l’impianto, da cui emerge che le aree si presentano ancora in totale stato di abbandono, e che, anzi, le condizioni si sarebbero aggravate in quanto si tratta di rifiuti che generano seri danni all’ambiente circostante per la grande quantità di sostanze pericolose che si trovano sul posto;

il Comune ha emesso pertanto, in data 10 settembre 2013, l'”ordinanza contingibile e urgente per la tutela della pubblica e privata incolumità, per l’igiene e la salubrità dei luoghi e dell’ambiente” n.18/13 con la quale si dispone, questa volta unicamente nei confronti della ricorrente EcoTerra Srl, ad horas, “di rendere funzionante l’impianto di depurazione delle acque di scarico e di prima pioggia; gestire lo smaltimento del percolato; effettuare interventi di pulizia; disinfestazione del sito: assicurare la vigilanza del sito”; nonché, nel termine di 30 giorni dalla notifica, “al totale allontanamento, nei modi e termini di legge, di tutte le tipologie di rifiuti presenti in impianto e, al termine, effettuare scrupolose indagini delle aree prive di pavimentazioni interessate allo stoccaggio dei rifiuti in genere, ivi comprese quelle interessate ai rifiuti combusti”;

la società EcoTerra ha impugnato le ordinanze n. 16/13 dell’8 luglio 2013 e la n. 18/13 del 10 settembre 2013 e ha vinto il ricorso contro il Comune di Bellona. Con sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Campania, pubblicata il 30 ottobre 2013, l’azienda EcoTerra Srl vedeva accolto il suo ricorso contro il Comune facendo annullare l’ordinanza sindacale n. 16/2013 dell’8 luglio 2013 condannando il Comune al pagamento delle spese giudiziali complessivamente quantificate in 2.000 euro;

in data 11 novembre 2013 il sindaco Abbate, con ordinanza sindacale n. 22, ordinava alla ditta Encon Srl, con sede a Sant’Antimo (Napoli), via Roma 157, di provvedere alla immediata esecuzione di tutti i lavori necessari e al conseguente ripristino totale delle condizioni di salubrità dei luoghi, ivi comprese le attività utili alla completa bonifica e disinfestazione delle aree;

il 15 novembre 2013 il sindaco di Bellona con ordinanza sindacale n. 23, preso atto della comunicazione della ditta Encon Srl, con la quale la stessa dichiarava di non possedere le autorizzazioni necessarie per svolgere le attività richiese, ordinava alla ditta Esogest Srl (azienda che già gestiva per il Comune il servizio integrato di raccolta rifiuti solidi urbani), con sede a Pastorano via Torre Lupara, di provvedere alla immediata esecuzione di tutti i lavori necessari, e al conseguente ripristino totale delle condizioni di salubrità dei luoghi, ivi comprese le attività utili alla completa bonifica e disinfestazione delle aree;

il 5 aprile 2014 venivano arrestati in un’operazione antimafia 13 persone per traffico illecito di rifiuti, l’operazione fu denominata “Black Land”; i rifiuti venivano trasportati dalla Campania alla Puglia dove venivano interrati; l’Ilside Srl risultò tra i siti da cui partivano i rifiuti;

viene riportato nella Gazzetta Ufficiale n. 2 6 del 1° giugno 2015 che il Tribunale civile e penale di Bari, III sezione penale, in funzione ex art. 310 del codice di procedura penale decretava che “Pasquale Del Grosso sovrintendeva e coordinava il traffico illecito, avendo rapporti diretti con le imprese campane che conferivano i rifiuti (Sele Ambiente, Ilside e Gesia), gestendo direttamente il filone correlato al trasporto e allo smaltimento illecito della frazione secca e cooperando, mediante stabili contatti con Erminio Arminio e Ciaffa Gerio, alla gestione illecita della frazione umida”;

l’11 aprile 2014 durante un’operazione antimafia furono effettuati 14 arresti, le persone arrestate attraverso l’allestimento di mezzi ed attività continuative organizzate, gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti speciali (oltre 9.000 tonnellate di frazione umida e secca) conferiti da ditte campane, Sele Ambiente (Battipaglia), Gesia, Ilside, trasportandoli e smaltendoli illecitamente nelle province di Foggia, di Barletta-Andria-Trani, di Benevento e di Potenza, secondo una duplice modalità;

dalla relazione ARPAC n. 191/PP/14 si apprende che da un sopralluogo all’interno del sito della società Ilside Srl la polizia provinciale ha stimato in 39.000 litri il contenuto di diverse cisterne contenenti liquido da smaltire, e che lo scarico del percolato presente sui piazzali, a seguito di piogge, finiva direttamente nel Volturno;

il 3 settembre 2014 con la determinazione n. 288 il Comune di Bellona affidava alla ditta Esogest Ambiente Srl sino a tutto il 31 dicembre 2014 il servizio di raccolta differenziata sul territorio comunale alle stesse condizioni della determinazione n. 269/2013;

dalla relazione di sopralluogo ARPAC del 16 settembre 2014, verbale 121/DPF/14, risulta una giacenza di rifiuti presso l’Ilside al 6 luglio 2013, giorno di chiusura dell’impianto, di un quantitativo di circa 4.500 tonnellate di rifiuti, costituiti da 1.500 tonnellate di rifiuti urbani e rifiuti speciali pericolosi e non, e 3.000 tonnellate di rifiuti combusti nei precedenti incendi, miscelati a terra di spegnimento;

il 13 ottobre 2014 con la determinazione n. 354 il Comune di Bellona prendeva atto della cessione di ramo d’azienda da parte della ditta Esogest Ambiente Srl alla ditta Sorgeko SpA per il servizio di raccolta e trasporto RSU nel comune di Bellona fino a tutto il 31 dicembre 2014 agli stessi patti e condizioni;

il 27 ottobre 2014 il Comune con determina n. 72 a firma del responsabile del settore ecologia, ambiente, manutenzione, geometra Carmelina Fusco, dava atto di un credito vantato dalla Esogest Ambiente Srl di 196.517,38 euro, che non era in regola con la propria posizione contributiva e che sarebbero state attivate le procedure previste dalla normativa vigente per gli interventi sostitutivi in materia di Durc (documento unico di regolarità contributiva);

in data 11 novembre 2014 il Comune di Bellona con determina n. 26 a firma del responsabile del settore edilizia privata, pianificazione territorio, lavori pubblici, geometra Luigi Fusco, liquidava con un acconto di 163.450,89 euro la ditta Esogest Ambiente Srl, per l’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza e di bonifica dell’area presso il sito Ilside Srl interessata dall’incendio del 17 aprile 2012, e le predette somme venivano cedute in credito di un maggiore importo in data 20 giugno 2014 alla società Gesia SpA, con sede a Pastorano alla strada Torre Lupara zona industriale, agendo in via sostitutiva ed in danno nei confronti dell’Ilside Srl che non aveva mai provveduto ad eseguire le precedenti richieste del Comune, dando atto che in riferimento all’impegno assunto con propria determinazione n. 125 del 31 dicembre 2013. L’importo di 1.336.549,11 euro restava disponibile per ulteriori liquidazioni;

con protocollo n. 2014 0877057 del 23 dicembre 2014 il dirigente delle autorizzazioni ambientali della Regione Campania diffidava l’ingegner Giovanni Perillo rappresentante legale della ditta Ilside Srl ad ottemperare ad una serie di prescrizioni dettate dai sopralluoghi ed ispezioni ARPAC;

il Tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere dichiarava fallita la Ilside Srl con sentenza n. 50/2015 del 16 novembre 2015, stabiliva come termine per il deposito di ammissione allo stato passivo il 9 febbraio 2016, al quale presentava richiesta la EcoTerra Srl locatrice dei suoli sui cui operava l’Ilside;

in data 24 dicembre 2015, con delibera di Giunta comunale n. 101, il Comune di Bellona affidava incarico all’avvocato Maria Antonella Rotondo di procedere all’insinuazione dello stato passivo nei confronti dell’Ilside Srl con riferimento ai crediti vantati dal Comune nei confronti dell’azienda;

in data 3 marzo 2016 l’avvocato Rotondo comunicava a mezzo Pec al sindaco che con riferimento alla polizza fideiussoria da escutersi ad opera della Regione Campania, la società garante Ascom Mediterranea era stata dichiarata fallita dal Tribunale di Milano; la Regione Campania richiedeva la specificazione delle opere di messa in sicurezza effettuate su disposizione del Comune di Bellona ed in danno della Ilside Srl nonché il cronoprogramma seguito. Comunicava altresì al Comune di Bellona la necessità di valutare la proposizione della domanda di ammissione tardiva nel fallimento della Ascom Mediterranea SpA nonché sulla risposta da rendere alla Regione Campania a seguito della richiesta dalla stessa formulata;

il 4 aprile 2016 il Comune di Bellona con determinazione n. 22 a firma del responsabile del settore ecologia, ambiente, manutenzione, geometra Carmelina Fusco, dava atto di un credito vantato nei confronti della Esogest Ambiente Srl di 153.711,47 euro relativo al servizio integrato di raccolta rifiuti solidi urbani evidenziando che la stessa non era in regola con la propria posizione contributiva e che sarebbero state attivate le procedure previste dalla normativa vigente per gli interventi sostitutivi in materia di Durc;

in data 7 giugno 2016 l’avvocato Rotondo a mezzo Pec segnalava come termine ultimo l’8 giugno 2016 per l’invio della domanda di ammissione tardiva al passivo, nei confronti della fallita Ascom Mediterranea SpA;

in data 8 giugno 2016 il Comune di Bellona dava mandato all’avvocato Rotondo, con delibera n. 44, di tutelare l’ente attivando la domanda di ammissione al passivo per il fallimento dell’Ascom Mediterranea SpA;

il 19 ottobre 2016, durante un’audizione presso la commissione speciale 3 (Terra dei fuochi, bonifiche, ecomafie) della Regione Campania, il sindaco di Bellona Abbate dichiarava di aver chiesto aiuto per effettuare la bonifica del sito alla Regione e al Ministero dell’ambiente e di aver ricevuto esito negativo. Inoltre dichiarava di aver ricevuto continue richieste da parte dell’Ilside Srl per ricevere l’affidamento delle bonifiche in quanto ciò avrebbe consentito di far lavorare gli operai. Sempre nella stessa audizione dichiarava di aver fatto ricorso contro il decreto ingiuntivo emesso dalla ditta Esogest nei confronti del Comune;

il 21 novembre 2016 secondo fonti di stampa (“casertafocus”) i Carabinieri di Capua avrebbero arrestato tre uomini mentre rubavano all’interno dello stabilimento dell’Ilside Srl vari materiali tra cui finestre in alluminio e termosifoni;

risulta che l’Esogest Ambiente Srl avrebbe effettuato il 10 settembre 2015, tramite l’avvocato Giovanni Nacca, un ricorso ingiuntivo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per ottenere il pagamento di 687.285,15 euro che corrisponderebbero a crediti vantati dall’Esogest nei confronti del Comune di Bellona, e che quest’ultimo con la delibera n. 76 del 12 ottobre 2015 dava mandato all’avvocato Raffaele Russo di resistere in giudizio e rappresentare il Comune;

lo stesso avvocato Giovanni Nacca, attualmente risulta essere esponente del partito “Campania Libera” e ricoprire il ruolo di delegato all’ambiente. La lista Campania Libera ha partecipato alle ultime elezioni regionali del 31 maggio 2015 in coalizione con il Partito democratico, ottenendo l’elezione di 3 consiglieri regionali, e sostenendo come presidente della Regione Vincenzo De Luca, poi risultato vincitore delle elezioni;

la Regione Campania con decreto dirigenziale n. 76 del 12 giugno 2017 ha nominato l’avvocato Giovanni Nacca, in qualità di esperto giurista dell’ambiente, membro dell’Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti (ORGR) istituito con legge n. 14 del 2016 della Regione Campania, recante “Norme di attuazione della disciplina europea e nazionale in materia di rifiuti”;

a parere degli interroganti l’ORGR assolve numerose funzioni attribuitegli dall’art. 21 della legge n. 14 del 2016 della Regione che portano l’organo ed i suoi componenti ad entrare in possesso di numerosi dati, come ad esempio quelli previsti alle lettere c, e, f, g che recitano: c) provvede a monitorare l’andamento della produzione, raccolta, recupero e smaltimento delle varie tipologie di rifiuti in atto nel territorio regionale, compresi i costi relativi, attraverso l’acquisizione di dati dagli EdA e dai soggetti gestori; e) realizza il censimento dei soggetti gestori dei servizi e dei relativi dati dimensionali, tecnici e finanziari di esercizio; f) effettua analisi dei modelli adottati dai soggetti gestori in materia di organizzazione, gestione, controllo e programmazione dei servizi e dei correlati livelli di qualità dell’erogazione e degli impianti; g) provvede ad analizzare e comparare le tariffe applicate dai soggetti gestori del servizio, per questo occorrerebbe che fosse rappresentato da persone che non abbiano rapporti di tipo economico o rappresentativi in società o attività monitorate ed analizzate dallo stesso ORGR;

considerato inoltre che, per quanto risulta agli interroganti:

in data 11 luglio 2017 un incendio di enormi dimensioni è divampato nuovamente all’interno del sito di stoccaggio dei rifiuti dell’Ilside;

a seguito del terribile incendio e dell’enorme nube tossica il sindaco di Bellona ha diramato un comunicato alla cittadinanza intera, con particolare riferimento alle abitazioni insistenti nelle vicinanze del sito, invitandoli ad adottare ogni misura precauzionale necessaria ed opportuna allo scopo di prevenire eventuali danni che dalla combustione dei particolari materiali dovessero scaturire. In particolare i cittadini venivano invitati a tenere chiuse il più possibile le finestre e le porte delle abitazioni o di ogni altro sito abitato o frequentato e, in attesa di relazione da parte dei competenti organi attualmente operanti sul posto, ad evitare di consumare prodotti della terra raccolti nelle ultime ore così come si sconsigliava di consumare acqua attinta da pozzi rurali;

sul posto è intervenuto il nucleo per il rischio NBCR (nucleare, biologico, chimico e radiologico) di Napoli per effettuare rilievi volti a verificare la tossicità dell’aria;

secondo notizie stampa (“Il Mattino di Caserta” del 12 luglio) tutte le ecoballe che erano nel suddetto luogo depositate dal 2014 sarebbero state inghiottite dalle fiamme;

risulta che confrontando le immagini dell’incendio del 17 aprile 2012, disponibili in rete, con quelle dell’incendio dell’11 luglio 2017, l’incendio sarebbe divampato sempre nella stessa zona all’interno del perimetro aziendale, mentre nel 2017 l’incendio si sarebbe esteso anche ad altre zone bruciando una quantità di rifiuti ben maggiore;

la prima firmataria del presente atto ispettivo si recava il 14 luglio presso il sito dell’azienda Ilside accompagnata dal comandante dei Carabinieri della stazione di Capua in visita ispettiva per constatare lo stato dei luoghi e lo svolgersi delle operazioni di spegnimento, sollecitata anche da numerosi cittadini che temevano per la loro salute; inoltre nella notte del 13 luglio la stessa veniva informata che i Vigili del fuoco, sebbene fossero impegnati con 4 squadre sul posto per domare l’incendio, non riuscivano a spegnerlo, veniva altresì informata che per domare un incendio di così grandi dimensioni, e che raggiungeva temperature elevatissime, occorreva estinguerlo per soffocamento e che il mezzo meccanico cingolato occorrente alle operazioni dei Vigili del Fuoco non era nelle loro disponibilità in quanto il mezzo in dotazione ai Vigili del fuoco di Caserta era fermo da tempo per manutenzione. Veniva altresì informata che i Vigili del fuoco non avevano ricevuto disponibilità del mezzo cingolato da nessun altro Corpo in Campania, e che il mezzo sarebbe arrivato dalla Calabria. La stessa informava della situazione il prefetto di Caserta e chiedeva telefonicamente al comandante dei Vigili del fuoco pro tempore che le squadre impegnate sul campo per domare l’incessante incendio potessero ottenere il giusto ricambio per la turnazione, in quanto le condizioni dell’incendio richiedevano un lavoro estremamente impegnativo;

a quanto risulta agli interroganti l’ARPA Campania avrebbe acquistato circa 10 anni fa, con fondi POR 3, laboratori mobili per le emergenze ambientali, costati circa 800.000 euro. Strutture mobili, dotate delle più alte dotazioni tecnologiche, che permetterebbero di raggiungere rapidamente i siti in cui svolgere la loro attività di indagine e monitoraggio, che consentirebbero il campionamento in loco in loco di tutte le matrici quali aria, acqua e suolo e di avere in tempi rapidissimi tutti gli esiti delle analisi, a differenza delle centraline fisse che invece sono poste spesso a distanza dai luoghi interessati da emergenze ambientali e che richiederebbero tempo per essere spostate e comunque con una serie di problematiche;

considerato altresì che, per quanto risulta agli interroganti:

l’Ilside Srl veniva inserita nel piano regionale di bonifica della Regione Campania del 3 marzo 2005 tra i siti potenzialmente inquinati;

il Tribunale amministrativo regionale della Campania con sentenza pubblicata il 13 agosto 2014 respingeva il ricorso della società Ilside Srl, rappresentata dall’amministratore unico pro tempore ingegner Giovanni Perillo, contro il Comune di Bellona, con la quale la società impugnava l’ordinanza sindacale n. 23 del 15 novembre 2013 che affidava i lavori da eseguire alla ditta Esogest Srl;

come emerge dalla sentenza del TAR Campania, che vedeva soccombere la società Ilside Srl contro il Comune di Bellona e la Prefettura di Caserta, l’impianto fu sequestrato a seguito dell’incendio divampato il 17 aprile 2012 e dissequestrato in data 14 settembre 2012;

dal verbale ARPAC del 4 settembre 2013 risultava che a causa del fermo dell’impianto e del totale stato di abbandono del sito e della permanenza di cumuli di rifiuti combusti, si era sviluppato un ulteriore incendio dovuto ad autocombustione domato dai Vigili del fuoco il 18 agosto 2013;

dal verbale inoltre risulterebbe la presenza di diverse decine di scarrabili sparsi sulle varie aree di piazzale, e, secondo quanto risulta, dalle immagini satellitari disponibili on line scandite nel corso degli anni, dai primi del 2000 sino al 2016, i suddetti scarrabili erano probabilmente in numero molto superiore, e venivano depositati anche in un terreno adiacente esterno al perimetro aziendale del sito dell’Ilside. Dalle immagini si noterebbe il probabile spostamento degli stessi scarrabili, fattore che determinerebbe la movimentazione e il supponibile apporto di materiali all’interno del sito;

considerato inoltre che, a quanto risulta:

la società Esogest Srl della famiglia Sorbo veniva ceduta alla Esogest Ambiente Srl il 4 maggio 2005, anch’essa della famiglia Sorbo;

la società Ecologia Sorbo Srl della famiglia Sorbo veniva ceduta alla Esogest Ambiente Srl il 27 settembre 2007, anch’essa della famiglia Sorbo;

la società Esogest Ambiente Srl effettuava un conferimento d’azienda a favore della Gesia SpA, anch’essa della famiglia Sorbo, il 21 dicembre 2012;

risulta che l’ingegner Giovanni Perillo sia stato direttore tecnico della SAPNA (Sistema ambiente provincia di Napoli ) dal 2010 al 2012, società per la gestione del ciclo dei rifiuti nella provincia di Napoli totalmente pubblica costituita il 30 dicembre 2009, e che nella fase dell’emergenza rifiuti gestiva i flussi indirizzandoli verso gli impianti operanti e disponibili;

secondo fonti di stampa (“la Repubblica” del 18 ottobre 2012) l’ingegner Perillo sarebbe stato oggetto di accertamenti da parte della Corte dei conti, assieme all’allora presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, per i suoi compensi elevati che sarebbero ammontati a 443.658 euro; lo stesso Perillo è stato arrestato il 6 marzo 2014 per fatti riguardanti la discarica di Chiaiano a Napoli per poi essere rilasciato alcuni giorni dopo;

l’ingegner Perillo ha ricoperto la carica di amministratore unico della società Ilside Srl, veniva nominato in data 8 novembre 2011 e in tale qualità ricorreva al TAR Campania contro il Comune di Bellona per ottenere l’annullamento della delibera con cui il Comune affidava, con delibera n. 23, i lavori di ripristino dei luoghi e di bonifica alla società Esogest Srl;

la società Esogest Srl non risulterebbe aver posseduto i requisiti per effettuare la bonifica, in quanto, interrogando l’albo nazionale dei gestori ambientali, risulterebbe essere abilitata soltanto per l’intermediazione e commercio di rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi, categoria 8, mentre risulta mancante dell’abilitazione per la bonifica dei siti, categoria 9;

in data 20 marzo 2012 Francesco Passaro diveniva amministratore unico della Gesia SpA;

dal 23 marzo 2012 Luciano Sorbo risulta essere proprietario della Gesia SpA assieme a Mario Sorbo e Marcello Sorbo, e la stessa Gesia SpA è posseduta per il 49,11 per cento delle quote da un’altra società denominata Sorgeko SpA;

la Sorgeko SpA è posseduta da Luciano, Mario e Marcello Sorbo, ha sede in uno stabile residenziale a Roma, in via Carlo Lorenzini 72, ed ha come amministratore unico Francesco Passaro dal 23 aprile 2013; risulta avere 15 dipendenti (iscritti all’INPS);

l’Ilside Srl veniva acquisita in data 31 luglio 2013 dalla Madima Srl che la cedeva il 22 novembre 2013 alla Kokio Srl costituita il 14 ottobre 2013 con sede a Napoli, via generale Orsini 46, valore societario 45.404 euro;

in data 11 settembre 2013 veniva nominato amministratore unico dell’Ilside Srl Francesco Passaro, e che durava in carica fino al 16 dicembre 2013;

in data 1° marzo 2016 l’associazione temporanea d’impresa formata dalle aziende Gesia, Dhi e Sorgeko veniva esclusa dalla gara per lo smaltimento delle ecoballe indetta dalla Regione Campania; secondo fonti stampa (“Il Mattino”) il motivo di esclusione risiederebbe nel fatto che l’associazione di imprese non avrebbe presentato nel piano di smaltimento in un Paese europeo, ma avrebbe scelto di smaltire le ecoballe in Macedonia;

considerato infine che, per quanto risulta agli interroganti:

a pag. 6 del documento redatto dal prefetto di Caserta su richiesta formulata dal presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, e presentato alla stessa Commissione d’inchiesta in data 27 ottobre 2016, viene evidenziato che in merito alla discarica So.Ge.Ri del Comune di Castel Volturno, il commissario di governo per le bonifiche con ordinanza n. 146 del 25 luglio 2008 affidò al Consorzio CE4 il solo compito di provvedere, in danno al soggetto obbligato inadempiente, la rimozione, il trasporto e lo smaltimento del percolato. Tutte le attività inerenti alla messa in sicurezza del sito venivano affidate alla società Jacorossi imprese SpA. Il Consorzio CE4 a suo tempo non attuò gli interventi di propria competenza e la Jacorossi imprese non intervenne per l’inizio dei lavori di messa in sicurezza, così come disposto dall’ordinanza n. 146/08. Pertanto, scriveva il prefetto, la discarica che attualmente è dismessa e presenta un alto rischio di inquinamento delle matrici ambientali;

dall’articolo di stampa pubblicato dal quotidiano nazionale “la Repubblica” del giorno 24 ottobre 2009 dal titolo “Jacorossi, scattano le perquisizioni parla anche il pentito Vassallo”, si apprendeva che il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino risultava indagato. Veniva inoltre riportato che “L’indagine, condotta dalla Guardia di finanza, prende in esame l’atto ‘aggiuntivo transattivo’ approvato dalla giunta regionale il 30 novembre 2007 per chiudere il contenzioso con la società Jacorossi, impegnata nella bonifica dei litorali Domizio, Flegreo dell’Agro Aversano. Accordo che, a giudizio della Procura, rappresenta un ‘congegno abilmente strutturato’, articolato in ‘una serie di atti ideologicamente falsi’, predisposti ad arte per ‘conferire la veste formale di convenzione’ a quello che invece va considerato come un ‘diverso e nuovo appalto’ conferito alla Jacorossi ‘in palese e macroscopica violazione della normativa’. L’appalto, rilevano i PM, è lievitato dell’80 per cento. Si ipotizzano i reati di truffa, falso e abuso d’ufficio”;

lo stesso articolo riportava una dichiarazione del pentito Gaetano Vassallo che dichiarava “So che la Jacorossi aveva ottenuto la grande commessa pubblica grazie ad aderenze politiche. Di suo so per certo che non effettuava alcun lavoro ma si limitava a distribuire i lavori tra più ditte”;

la società Ilside non sarebbe più operante in quanto chiusa per bancarotta e attualmente non sarebbero state ancora avviate le attività di bonifica, nonostante l’affidamento ad una ditta esterna operato dal Comune;

ai sensi dell’art. 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (testo unico dell’ambiente), “Qualora i soggetti responsabili della contaminazione non provvedano direttamente agli adempimenti disposti dal presente titolo ovvero non siano individuabili e non provvedano né il proprietario del sito né altri soggetti interessati, le procedure e gli interventi di cui all’articolo 242 sono realizzati d’ufficio dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione, secondo l’ordine di priorità fissati dal piano regionale per la bonifica delle aree inquinate, avvalendosi anche di altri soggetti pubblici o privati, individuati ad esito di apposite procedure ad evidenza pubblica. Al fine di anticipare le somme per i predetti interventi le regioni possono istituire appositi fondi nell’ambito delle proprie disponibilità di bilancio”;

il 20 giugno 2017, all’esito di una prolungata indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, i Carabinieri di Maddaloni hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, nonché ad un decreto di sequestro preventivo per l’importo di 381.681 euro, nei confronti di Luciano Sorbo, di Casapulla, amministratore delegato della Esogest Ambiente e procuratore speciale di Gesia SpA, ditte specializzate nel settore dello smaltimento dei rifiuti, ritenuto responsabile del reato di truffa aggravata e falso; le investigazioni hanno consentito di disvelare un collaudato sistema truffaldino mediante il quale Sorbo è riuscito ad alterare sistematicamente i dati inerenti al peso rilevato dei camion che smaltivano i rifiuti organici, facendo in modo da far apparire che presso lo stabilimento della Gesia veniva smaltito un quantitativo di rifiuti ben superiore a quello effettivo, lucrando ingenti importi sulla differenza. L’episodio di importante rilevanza investigativa, al fine di riscontrare in modo incontrovertibile il delitto di truffa, ha riguardato i verbali di contestazione emessi dal Comune di Vitulazio nell’ottobre 2014, i quali descrivono le operazioni, compiute da personale della Polizia locale, concernenti il controllo, avvenuti in vari giorni consecutivi, prima dello scarico presso la Gesia, degli automezzi addetti alla raccolta rifiuti. In particolare, emergeva che, nei giorni di verifica, il peso totale del mezzo registrato presso la ditta Gesia era pari al doppio di quello effettivo e tale marcata differenza di peso comprovava in modo inequivoco che la bilancia della ditta Gesia era stata alterata al fine di attestare un peso di gran lunga superiore a quello effettivo, consentendo la contabilizzazione, a carico del Comune di Vitulazio, di un quantitativo di rifiuti ben superiore a quello effettivamente ricevuto nell’impianto di Pastorano. A fronte di una media regionale di produzione dell’umido pari a 300 grammi per abitante al giorno, nell’anno 2014 la Gesia attestava che per il comune di Vitulazio i quantitativi di umido fossero di 500 grammi per abitante al giorno e per il comune di Bellona di 930 grammi al giorno. Contestualmente, è stato eseguito il sequestro preventivo delle somme di denaro nella disponibilità della società Gesia SpA e dei beni di proprietà dell’indagato sino alla concorrenza dell’importo di 381.681 euro, rapportato all’entità del danno arrecato ai Comuni di Vitulazio e Bellona;

il decreto legislativo n. 152 del 2006, all’art. 197, assegna alle Province il compito della verifica degli interventi di bonifica, il controllo periodico delle attività di intermediazione e commercio rifiuti, l’accertamento delle violazioni, la verifica dei requisiti, l’osservanza delle prescrizioni. Specificatamente il comma 5 specifica che “le province sottopongono ad adeguati controlli periodici gli enti e le imprese che producono rifiuti pericolosi, le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti a titolo professionale, gli stabilimenti e le imprese che smaltiscono o recuperano rifiuti, curando, in particolare, che vengano effettuati adeguati controlli periodici sulle attività sottoposte alle procedure semplificate di cui agli articoli 214, 215, e 216 e che i controlli concernenti la raccolta ed il trasporto di rifiuti pericolosi riguardino, in primo luogo, l’origine e la destinazione dei rifiuti”;

il curatore fallimentare dell’Ilside Srl nominato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sezione fallimentare, incaricato da quest’ultimo il 2 febbraio 2016 di procedere ad effettuare operazioni di inventario presso l’Ilside Srl, dichiarava con comunicazione scritta il 3 febbraio 2016 di aver dovuto soprassedere a tale pratica per ragioni di salute, a causa della presenza di rifiuti tossici e quindi pericolosi per la pubblica e privata incolumità, e che i cumuli di rifiuti presenti, combusti e non, risultavano non coperti da teli, dunque soggetti a vento ed intemperie, pertanto risultavano essere probabile fonte di intossicazione per persone e cose circostanti, e allegava analisi dei campioni che certificavano la tossicità degli elementi presenti classificando le sostanze come “rifiuto speciale pericoloso”;

dalla relazione dell’ARPAC relativa all’incendio dell’Ilside dell’11 luglio 2017 in località Ferranzano emerge che sono stati interessati dal rogo anche rifiuti contenenti amianto, per cui sono stati effettuati campionamenti fino ad un chilometro di distanza, e che dal rapporto di prova, di cui al punto b) dei risultati pubblicati il 24 luglio 2017 sul sito web dell’ARPAC, si desume anche la presenza, nell’aria ambiente campionata, di benzene, formaldeide, acetaldeide e altre sostanze; sostanze tossiche, dichiarate cancerogene a livello internazionale. Il benzene e la formaldeide sono classificate nel gruppo 1 dunque sono carcinogeni umani certi, mentre l’acetaldeide è classificata nel gruppo 2 che comprende i carcinogeni possibili;

sul sito dell’ARPAC si legge che i report elaborati mostrano che i valori di concentrazione delle diossine nell’aria sono risultati maggiori dei valori di riferimento tratti dalla letteratura tecnica, in prossimità dell’impianto e nei giorni immediatamente successivi all’incendio, con tendenza alla diminuzione, e che sono in corso ulteriori controlli per monitorare l’andamento degli inquinanti;

risulta che alcune aziende operanti nel settore rifiuti sono socie di una società denominata Confidi Supremo (già Confidi imprese unite), avente sede a Roma in piazza Federico Pedrotti n. 4/5 e sede secondaria in via Casanova n. 6 a Napoli. Su 67 soci proprietari della Confidi Supremo in particolare figurano la Gesia SpA. e la EcoTransider Srl, quest’ultima già oggetto dell’interrogazione 3-03205 presentata dalla prima firmataria del presente atto, in quanto il 5 ottobre 2016 presso lo stabilimento della EcoTransider di Gricignano d’Aversa (Caserta) divampò un enorme incendio tossico di rifiuti, divenuto poi oggetto di indagini della Procura competente. Inoltre il 16 dicembre 2016, a seguito di indagini, la Guardia di finanza sequestrava 13 milioni di euro nella disponibilità di 6 persone per truffa ai danni dello Stato, riciclaggio e abuso di attività finanziaria. Tra questi figurava indagato il signor Antimo Di Donato residente a Sant’Antimo (Napoli) che avrebbe utilizzato due società, la Master Fin SpA e la Fin Aurea SpA emettendo polizze fideiussorie in assenza di qualsiasi autorizzazione e soprattutto di un adeguato fondo per i rischi assunti, offrendo condizioni economicamente più vantaggiose a quelle mediamente praticate sul mercato e quindi indebitamente sostituendosi agli intermediari abilitati. Il signor Di Donato è stato presidente della società Confidi Supremo per 3 anni dal 12 maggio 2011, successivamente il giorno 19 dicembre 2016, dunque 3 giorni dopo la notizia che lo stesso risultava indagato per i fatti suddetti, veniva nominato nuovo presidente il signor Salvatore Muzzico che sostituiva la signora Rosanna Di Donato. Risulta agli atti che il signor Antimo Di Donato abbia ricoperto il ruolo di presidente della società per 3 anni, e che a tutt’oggi il dominio del sito web “confidisupremo” della società sia registrato a suo nome. Il giorno 22 marzo 2017 sul sito web della Banca d’Italia veniva pubblicato nella pagina denominata “Soggetti segnalati per garanzie rilasciate in assenza di abilitazione” un elenco aggiornato di società che non sono abilitate al rilascio di garanzie nei confronti del pubblico, al numero 3 dell’elenco figura Confidi Supremo;

il 25 marzo 2017 il quotidiano “Il Sole-24 ore” ha pubblicato un articolo a firma di Gianfranco Ursino, dal titolo “Ecco l’elenco dei confidi che emettono false fidejussioni”; il giornalista descrive il sistema che porta i Comuni e le amministrazioni pubbliche ad essere danneggiate da società che emettono fideiussioni senza averne titolo abilitativo. Si legge: “Per partecipare per esempio a una qualsiasi gara di appalto, gli imprenditori devono stipulare una polizza per gli impegni che assumono nei confronti della pubblica amministrazione. E spesso ricorrono a soggetti che le offrono a basso prezzo. I beneficiari spesso apprendono la notizia di avere in mano solo carta straccia quando ormai è troppo tardi. I nomi dei soggetti non autorizzati, possono essere verificati nell’elenco che sporadicamente Banca d’Italia pubblica sul proprio sito internet”. Il giornalista riporta inoltre l’elenco dei confidi tra cui figura anche Confidi Supremo (già Confidi Imprese Unite) stigmatizzando il fatto che per tornare ad emettere false fideiussioni, pur essendo già stati segnalati dalla Banca d’Italia, basterà cambiare denominazione sociale, dunque conclude dichiarando che a suo parere occorrerebbero pene severe per chi assume questi comportamenti;

Salvatore Muzzico e Antimo Di Donato, rispettivamente presidente ed ex presidente della Confidi Supremo, sono stati candidati alle elezioni dell’11 giugno 2017 nella lista “Rinascita Giovanile” in coalizione con Forza Italia a sostegno del candidato sindaco Corrado Chiariello nel Comune di Sant’Antimo;

considerato che a parere degli interroganti la situazione dell’Ilside è un caso clamoroso e significativo di quanto lo Stato con le sue amministrazioni ed in tutte le sue forme abbia fallito nella tutela dei cittadini, in materia di diritto alla salute e al diritto di vivere in un ambiente salubre. È stato costituito un sistema negli anni che sembrerebbe, all’esterno, non ricondurre a responsabilità che invece esistono e venivano nascoste. Ingiustificate e inammissibili appaiono le mancanze degli enti e delle amministrazioni pubbliche preposte che non sono intervenute in un arco temporale molto lungo per evitare che tutto quanto descritto si verificasse; l’auspicio è che tali circostanze non abbiano a ripetersi. A tal fine andrebbero assicurati alla giustizia i colpevoli dei danni provocati ai cittadini, affinché risarciscano tutti coloro che sono stati danneggiati dai continui incendi, in particolare i cittadini che abitano le zone in prossimità e confinanti, considerando che sono state danneggiate le produzioni agricole locali e l’immagine del territorio;

visto che risulta agli interroganti che la società Kokio Srl costituita il 14 ottobre 2013 sia stata l’ultimo proprietario della Ilside Srl e che la Kokio Srl sia di proprietà della società Interfidam, Internazionale fiduciaria amministrazione Srl, in via Vincenzo Monti 8 a Milano. Quest’ultima risulta essere attiva e figura nell’ultimo elenco pubblicato dal Ministero dello sviluppo economico del 27 giugno 2017 tra le società fiduciarie riconosciute. La Kokio Srl è posseduta per il 98 per cento dalla Interfidam e dal 2 per cento dal signor Giorgio Cerulli; il capitale sociale versato risulta essere complessivo a 50.000 euro. In data 4 gennaio 2017 la Kokio Srl ha nominato la signora Annunziata Aurilio, come liquidatore, con atto n. 18163 del 16 dicembre 2016 registrato presso il notaio Pietro di Nocera a Santa Maria Capua Vetere, data in cui ha la stessa Kokio Srl ha dichiarato lo scioglimento e la messa in liquidazione,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;

se intendano attivarsi, nei limiti delle proprie attribuzioni, affinché sia accertato: se il Comune di Bellona abbia effettivamente bonificato l’area e siano resi pubblici gli eventuali documenti che lo attestino, anche ai sensi dell’art. 250 del decreto legislativo n. 152 del 2006, o vengano chiariti i motivi di tali ritardi; se la Provincia di Caserta abbia dato seguito ad azioni concrete atte ad adempiere agli impegni e alle responsabilità che la normativa le affida; se la Regione Campania sia intervenuta effettuando le operazioni di messa in sicurezza del sito e l’eventuale bonifica, pur figurando dal 2005 l’Ilside Srl nel piano regionale di bonifica della Regione;

quali siano stati i motivi per cui le circa 4.500 tonnellate di rifiuti, verbalizzate dall’ARPAC nel 2014, non furono mai rimosse e smaltite e chi avrebbe dovuto provvedervi per competenza;

se corrisponda al vero che l’ARPA Campania sia dotata di laboratori mobili di emergenza e se questi siano stati utilizzati per l’incendio che ha riguardato l’azienda Ilside e dove fossero impiegati;

quali azioni di competenza intendano intraprendere per avviare controlli e rilevazioni atti a ottenere un quadro chiaro del rischio e della contaminazione che hanno subito i cittadini bellonesi nonché l’ambiente interessato, non solo a causa dell’enorme incendio divampato nella giornata dell’11 luglio 2017 ma anche a seguito della combustione eventuale dei rifiuti presenti nell’area;

se si sia provveduto alla bonifica da parte dell’Ilside come richiesto con l’ordinanza 8/2013 e da parte dell’EcoTerra come richiesto con ordinanze n. 16/2013 e n. 18/2013;

se corrisponda al vero che il curatore fallimentare dell’Ilside avrebbe certificato la pericolosità del sito nel 2016 attestando, inoltre, di non poter accedere all’interno dell’azienda ed effettuare l’inventario richiestogli dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, per evidenti e riscontrati rischi per la salute pubblica e privata, e per quali motivi la situazione verificatasi a Bellona non può essere considerata pericolosa anche per i cittadini bellonesi;

quali provvedimenti di competenza intendano adottare, anche di carattere normativo, al fine di prevedere un maggior controllo e sanzioni più rigide laddove si riscontrino illeciti, soprattutto quando emergano nel caso di garanzie emesse per aziende che trattano lo smaltimento dei rifiuti;

se risulti che l’azienda Ilside Srl fosse dotata di impianto antincendio nel rispetto della normativa vigente e se intendano attivarsi al fine di verificare che le relative autorizzazioni rilasciate non siano inficiate da irregolarità;

se non ritengano opportuno avviare un iter di monitoraggio specifico in materia antincendio, anche avvalendosi della collaborazione del Corpo dei Vigili del fuoco, per tutti gli insediamenti industriali con particolare riferimento a quelli che trattano rifiuti;

se intendano assumere iniziative di competenza affinché sia verificata e accertata l’entità dei danni provocati ai cittadini, alle attività commerciali e agricole locali derivanti dagli incendi del 2012 e del 2017 nonché dalla mancanza di controlli e azioni nei confronti delle aziende coinvolte che, a parere degli interroganti, hanno permesso che la situazione perdurasse per molti anni contrariamente al principio di sussidiarietà previsto per tali casi dal decreto legislativo n. 152 del 2006;

se intendano verificare l’esistenza di eventuali fideiussioni attive presso la Regione Campania e attivarsi al fine della loro escussione;

se possano configurarsi ipotesi di conflitto di interessi considerato che l’avvocato Giovanni Nacca, membro dell’Osservatorio regionale sulla gestione dei rifiuti, è anche legale rappresentante della ditta Esogest Ambiente Srl;

se non ritengano che la proprietà dell’Ilside, tra cui la fiduciaria Interfidam di Milano, dovrebbe risarcire per i danni arrecati all’ambiente, alla salute nonché ai cittadini di Bellona e dei comuni confinanti, anche alla luce dei costi effettivi sostenuti dalla pubblica amministrazione.

IL MATTINO 04 AGOSTO 2017 – ILSIDE M5S RISARCIRE I CITTADINI

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