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Amianto, ex tabacchificio Sparanise, anche il Ministro rimbalza la palla, e gli anni passano

Abbiamo ricevuto da parte del Ministero dell’Ambiente la risposta alla nostra interrogazione n. 4-04393 del 30 Luglio 2015 relativa alle questioni ambientali connesse all’ Ex Tabacchificio di Sparanise. (Qui il testo dell’interrogazione che abbiamo presentato)

Anche in questo caso non possiamo che dichiararci INSODDISFATTI delle NON-risposte del Ministro Galletti. Come ricorderete, e come siamo abituati a fare, avevamo formulato delle domande puntuali:

M5S deposita interrogazione in Parlamento su Ex Tabacchificio di Sparanise e l’acido che brucia gli alberi

Il Ministero dell’ambiente, rispondendo all’interrogazione, si è limitato solo a confermare le nostre preoccupazioni fornendoci soltanto una notizia che era già stata diffusa dalla stampa dal 31 Ottobre 2016.

Leggi qui il testo della risposta in PDF

Le problematiche ambientali sono evidenti e note alle amministrazioni da tempo. Già dal 2009 il Comune di Sparanise aveva rinvenuto amianto all’interno del sito industriale. Nella risposta all’interrogazione si legge, infatti, che il Comune di Sparanise ha emanato l’ordinanza 14/2009 con la quale si ordinava al custode giudiziario di predisporre una relazione sullo stato di contaminazione ambientale e di affidare gli eventuali necessari lavori di bonifica a ditte specializzate, e che successivamente la stessa amministrazione ha adottato nei confronti della società proprietaria del sito l’ordinanza 39/2009 avente i medesimi contenuti.

Ciononostante nulla in concreto è stato fatto sino ad oggi, anzi le amministrazioni locali hanno assistito, senza fare nulla in concreto, ad uno scarica barile generale.

  1. La società responsabile ha in un primo momento provveduto a nominare un tecnico il quale avrebbe effettuato indagini ambientali presso il sito, ma non risulta abbia consegnato agli organi competenti gli esiti di tali indagini.

Al proposito ci chiediamo cosa ne è stato di queste indagini ambientali ? Sono state realmente effettuate ? Se si, perché non si sono concluse come avrebbero dovuto, ovvero con la consegna degli esiti agli organi competenti ?

  1. successivamente la stessa società ha comunicato al Comune di non poter procedere in alcun modo, dichiarando di avere perso il possesso dell’immobile, essendo lo stesso affidato al custode giudiziario… ebbene anche in tal caso si trattava solo di una scusa, considerato che il Tribunale di SMCV interpellato in merito ha precisato che le relative attività di bonifica risultavano a carico del proprietario anche se il bene era stato pignorato;

  2. il 7 ottobre 2013 la polizia municipale ha, quindi, proceduto al sequestro dell’area per probabili fenomeni di inquinamento dovuto alla fuoriuscita di liquidi provenienti dal dismesso opificio;

  3. Il sindaco ha proceduto a richiedere alla Regione il sostegno finanziario al fine di poter procedere autonomamente ai lavori di bonifica.

  4. La Regione ha comunicato di non disporre delle risorse da destinare alle attività di rimozione dei rifiuti

Cari cittadini come potete notare sono stati scomodati giudici, custodi giudiziari, polizia municipale eppure il problema è rimasto irrisolto.

Arriviamo quindi all’atto finale, almeno per ora, di questa vicenda che purtroppo ci desta ulteriori preoccupazioni.

Come si apprende da notizie stampa diffuse già dal 31 ottobre 2016, confermate dal Ministro nella sua risposta – la Regione Campania, ha ritenuto necessario stanziare, nell’ambito del così detto Patto per il Sud, ingenti finanziamenti al fine di bonificare le due aree da anni rese famose unicamente per lo scempio ambientale a danno dei cittadini e del territorio: l’ex tabacchificio e l’area industriale ex Pozzi, dove proprio due anni fa veniva rinvenuta la discarica interrata di rifiuti tossici più grande d’Europa. Per le importanti operazioni di bonifica sono stati stanziati €7.000.000,00 per l’ex Tabacchificio e € 15.000.000,00 per l’area industriale ex Pozzi.

Non è il primo né sarà l’ultimo atto di propaganda, e già in diverse occasioni la Regione Campania ha perduto fonti comunitarie destinate alle bonifiche (vedi ad esempio ex discarica Casone di San Tammaro) non possiamo quindi non essere seriamente preoccupati per le problematiche ambientali connesse ad un sito fortemente inquinato e circondato da civili abitazioni, come denunciato anche dall’ARPAC.

Quanto ancora dovremo aspettare perché siano avviate e concluse le attività di bonifica?

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