
Come facciamo a proteggerci ed evitare gli incendi ai siti di trattamento dei rifiuti e perchè avvengono? Bastano le misure di sicurezza? Servono o non servono i controlli?
Come si sarebbe potuto evitare l’incendio avvenuto il 26 ottobre 2018 presso l’impianto di trattamento rifiuti della LEA di Marcianise?
Stando a quello che sta venendo fuori dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ci troviamo di fronte un’azienda che volutamente ha accettato rifiuti ben oltre i limiti che le sono stati concessi, senza preoccuparsi delle leggi, che, a quanto sembrerebbe dalle indagini in corso, avrebbe mandato i suoi dipendenti a sversare i rifiuti in siti abbandonati occultandoli in delle fosse. Pensate che l’impianto andò a fuoco 14 giorni dopo che fu sequestrato proprio dalla Procura, e nonostante questo bruciò. Dunque in questo caso i controlli ci furono ma probabilmente era stato tutto pianificato sin dall’inizio dell’attività.
Servono i controlli allora?
Si ma non solo dopo, anche e soprattutto prima, già nella fase del rilascio delle autorizzazioni.
Come ho già denunciato in un’interrogazione al Senato, lo stabile dove sorge l’azienda fu costruito su un terreno dove risultavano già rifiuti interrati e probabilmente mai rimossi. Successivamente l’azienda che costruì il capannone, ovvero la Iavazzi srl, il cui titolare ricevette un’interdittiva antimafia, cedette l’impresa e fu così che subentrò la LEA a cui vennero volturati, ovvero furono girati, tutti i permessi che aveva la precedente azienda.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1098245
Voi rilevereste un’azienda il cui titolare ha ricevuto un’interdittiva antimafia? Io no.
Ma questo è solo uno degli aspetti della vicenda che sono accaduti e che secondo me erano indicativi, cose che ti fanno sorgere tante domande e quindi chi di dovere avrebbe dovuto verificare e accertare cosa stava succedendo.
Dunque il punto è che in tutti questi passaggi, la Regione Campania, cioè l’organo che concede i permessi, non è intervenuta.
Fosse stato per me (ma lo prevede la legge che è stata ignorata), sia la Iavazzi sia la LEA non avrebbero mai avuto nessun permesso sapendo che lì, sotto l’azienda, era pieno di rifiuti, e che non era stata eseguita la bonifica, nonostante fosse stato scritto nero su bianco dall’ARPAC.
Permessi concessi senza verificare le polizze fidejussorie, che mai nessuno stranamente chiede di riscuotere quando si verifica un incendio ad un impianto. E quando insistentemente lo chiediamo, ci viene risposto che non si trovano le carte, come nel caso dell’ILSIDE di Bellona(Caserta) o salvo poi scoprire che sono false come certamente avverrà anche nel caso della LEA, come già denunciato sempre nella nell’interrogazione.
Più la magistratura, le forze di polizia, l’Antimafia e le Procure lavorano, e più scopriremo che non si tratterà di autocombustione, non si tratterà di problemi legati alla Cina che ha bloccato le importazioni di rifiuti da riciclare, ma di questioni criminali che naturalmente vanno arrestate.
Vanno fermati prima che possano avere qualsiasi possibilità di fare business sulla pelle dei cittadini. Vale la pena ricordare che l’ARPAC durante l’incendio alla LEA rilevò una concentrazione di diossine 160 volte superiore ai limiti di legge, pensate un pò che danno ambientale e per la salute.
Per quanto riguarda il fatto che questi delinquenti per arricchirsi a discapito dell’ambiente e della collettività andavano a sversare i rifiuti in un luogo abbandonato adiacente allo STIR di Santa Maria Capua Vetere, fa rabbia a chi come me vive una città che ospita questo impianto con tutti i problemi che ne derivano. Dunque siamo di fronte ad un fatto gravissimo, che mi fa nascere a questo punto altre domande. Se non si fosse scoperto che quel posto era oggetto di sversamenti abusivi tramite un’intercettazione, quando avremmo saputo cosa accadeva li? Oggi lo STIR ha sorveglianza armata interna, e telecamere lungo tutto il perimetro, ci sono i militari all’esterno che sorvegliano con ronde armate, possibile che nessuno abbia mai pensato di fare un controllo in quel posto? Era solo la LEA che andava a sversare illegalmente rifiuti, o lo hanno fatto anche altri? Che tipo di rifiuti hanno gettato? Le telecamere posizionate allo STIR non hanno intercettato chi entrava ed usciva?
Diffondere queste informazioni ai cittadini, denunciare sempre tutto quel che di anomalo accade o si rileva, continuare a seguire questi eventi nel tempo e non solo quando fanno clamore mediatico per comprenderli ed intervenire, sono un atto dovuto e assolutamente necessario e noi non ci fermeremo mai. Sono aspetti importanti di un lavoro che continueremo sempre a fare, ma soprattutto stiamo lavorando per fermarli prima che riescano ad arricchirsi inquinando i nostri territori, prossimamente vi informerò puntualmente sulle nuove norme a cui stiamo lavorando anche per questi fenomeni.
Giovedì riceverò la risposta dal Ministero dell’Ambiente alla mia interrogazione su altri 4 impianti di rifiuti che vorrebbero realizzare in zona Calvi Risorta, in particolare chiedevo alla Regione Campania di fermare tutte le eventuali nuove autorizzazioni per gli impianti di rifiuti.
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=108273
Richiesta ribadita più e più volte anche ai tavoli ai tavoli per l’ordine pubblico e la sicurezza tenutisi in Prefettura di Napoli e Caserta, perché proprio a questi tavoli la Regione stessa ha ammesso di non avere idea del fabbisogno impiantistico regionale e che risulta impossibile effettuare controlli. E allora a tutto questo pressapochismo che si traduce in danni all’ambiente e alla salute dei cittadini campani, occorre assolutamente mettere un freno.
Il comunicato della Procura di Santa Maria Capua Vetere