Ieri vi avevo anticipato questa importantissima notizia tramite twitter, oggi vorrei parlarne in modo più approfondito in quanto credo che questa operazione della DDA di Milano, oltre ad essere stata encomiabile dando una risposta in tempi davvero rapidi, rappresenta solo l’inizio dell’azione che lo Stato sta dando al problema incendi dei siti che ospitano rifiuti.
Arrivano i primi arresti per i siti di rifiuti dati alle fiamme. Complimenti alla DDA di Milano per questa importante operazione, si inizia a disvelare il sistema criminale che ha dato alle fiamme centinaia di siti in tutta Italia in pochi anni. https://t.co/fEZEFnARK2
— Vilma Moronese (@vilmamoronese) 27 febbraio 2019
E’ importante e fondamentale che queste notizie, questi meccanismi, vengano conosciuti da più persone possibili, se ne deve parlare e dobbiamo fare anche un vero e proprio passaparola, chi vuole difendere i territori e chi tiene all’ambiente deve attivarsi per eventuali segnalazioni e deve essere informato.
Tornando all’operazione condotta dalla DDA di Milano, ci sono alcuni punti di rilievo che non lasciano spazi a dubbi, si tratta di un sistema organizzato da criminali che pur di far soldi, tanti soldi, sono disposti a tutto, non c’entra l’auto combustione, non c’entrano gli incidenti, ma è solo ed esclusivo business a danno dei cittadini e dell’ambiente. Come ha detto la dott.ssa Alessandra Dolci Capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, l’incendio è stato sicuramente doloso.
Tra gli elementi importanti che sono emersi da questa operazione e dalle dichiarazioni degli inquirenti, direi che va evidenziato il fatto che la provenienza dei rifiuti bruciati nel capannone di Milano era per il 38% proveniente da Napoli e Salerno, con la complicità di imprenditori del casertano e precisamente di Maddaloni, cosa che non mi stupisce considerato che conosciamo tutti bene le nostre vicende locali relative ai reati commessi sui rifiuti.
Poi va evidenziato certamente il dato economico, ovvero che questi signori intascavano in modo netto le cifre incassate probabilmente dagli enti locali per gestire questi rifiuti indifferenziati, e quindi parliamo di circa 150/180€ a tonnellata, che nel caso specifico hanno fruttato ai criminali oltre 1 Milione di euro. Il vantaggio ovviamente deriva dal fatto che anziché pagare i costi di smaltimento, bruciavano tutto non conferendo negli impianti preposti. Trovare un capannone vuoto da affittare non deve essere difficile in questi anni di crisi, soprattutto in zone o distretti industriali (come le ASI)
Ancora, direi che è di rilievo per comprendere l’aspetto criminale ed il modus operandi, il fatto che avevano piazzato dei container vuoti uno sopra l’altro, per nascondere i rifiuti nel capannone mentre li accumulavano, così non erano visibili da fuori, come potete ben vedere nell’immagine che ho messo in anteprima in questo articolo.
Ovviamente gli inquirenti non hanno trovato molte tracce documentali, in quanto i registri di carico e scarico ed i FIR (Forumulario Identificativo Rifiuti) venivano distrutti da questi signori, dunque ennesima prova che erano disposti a tutto, addirittura uno degli arrestati si era sbarazzato di un PC gettandolo nei campi mentre la Polizia compiva un accertamento.
Infine le quantità! Una mole enorme di rifiuti accumulati in un tempo brevissimo e dati alle fiamme per far sparire forse anche altre tipologie di rifiuti mischiati nella montagna di indifferenziata, che da smaltire sarebbero stati ben più costosi. Per avere un’idea delle dimensioni e delle quantità, gli inquirenti hanno portato l’esempio di un campo di calcio alto su tutta la sua superficie ben 5 metri pari a 37000 metri cubi di rifiuti.
Per capire meglio i meccanismi e il lavoro accurato che hanno svolto la DDA di Milano, i Carabinieri dei NOE e la Squadra Mobile della Polizia di Stato, vi invito a vedere questo video, in modo da essere tutti più consapevoli ed uniti nel contrastare questi eco criminali, in attesa di norme ancora più severe che stanno per arrivare con la legge Terra Mia, a firma del Minisitro dell’Ambiente Sergio Costa.