“Quello che si pensava essere un problema dei soli territori tra Napoli e Caserta, si scoprì essere un problema nazionale sullo smaltimento illecito dei rifiuti tossici e industriali”
[1]Che cos'è la Terra dei Fuochi?La combustione di materiali eterogenei e pericolosi, infatti, sprigiona una quantità enorme di fumi tossici che, oltre ad avvelenare l’aria di tutta la zona e dei territori limitrofi, ricadendo al suolo compromette irrimediabilmente le colture e gli allevamenti presenti, immettendo attraverso la catena alimentare, un’enorme quantità d’inquinanti tossici, incontrollati e incontrollabili, fortemente nocivi per la salute umana. Molti di questi prodotti alimentari, sottoposti a controlli insufficienti, sono poi commercializzati su tutto il territorio nazionale, con conseguenze nocive per la salute di chi li mangia e per le economie sane della Campania. Con decreto del Ministro dell’Interno 26 novembre 2012 è stato nominato Commissario ai Roghi il Vice Prefetto Donato Cafagna, per supportare e coordinare le azioni intraprese nel perseguimento dell’obiettivo di contrasto a questo fenomeno delittuoso; Nell’ambito delle attività condotte dai soggetti coinvolti (Vice Prefetto, prefetture di Napoli e Caserta, forze di Polizia, Regione, Province, Comuni, Arpac, Asl, associazioni ambientaliste, comitati di cittadini), è stato sottoscritto un Patto per la Terra dei Fuochi che prevede una serie di azioni finalizzate al contrasto del fenomeno. Tra le misure adottate, si segnalano: – L’attivazione presso le Prefetture di Napoli e Caserta di gruppi operativi interforze di contrasto alle condotte e alle attività illecite; – La costituzione di una cabina di regia presso la prefettura di Napoli per l’attivazione degli interventi amministrativi d’integrazione e necessario corollario all’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine. Tale cabina di regia ha stabilito di avviare alcune pratiche per supportare i Comuni, quali la predisposizione di linee guida elaborate da Arpac per la rimozione dei rifiuti abbandonati e la prevenzione dei roghi; l’attivazione sul sito della prefettura del portale “ Prometeo” per la trasparenza sull’operato e per la comunicazione e le segnalazioni da parte dei cittadini; l’avvio di corsi di formazione per comandanti e operatori di polizia municipale; l’attivazione di finanziamenti regionali per implementare videosorveglianza e telecontrollo; l’esclusione dal calcolo delle percentuali di differenziata raggiunta dai Comuni dei rifiuti abbandonati raccolti; l’impegno ad attivare un comitato di coordinamento dei flussi per il trattamento e conferimento della frazione combusta, per fornire tempestivamente indicazioni ai Comuni interessati; Le attività intraprese, da oltre un anno ormai, non rappresentano una risposta efficace e strutturale al problema. Si tratta ancora una volta di una struttura commissariale ed eccezionale, di per se costosa, che non muta la gestione ordinaria del monitoraggio e del controllo, non ha espresso risultati significativi e non è garanzia di un cambiamento strutturale nell’ approccio al problema. E’ necessario che dette attività siano invece accompagnate da importanti azioni complementari, così da dimostrare la ferrea volontà di sconfiggere una volta per tutte la criminalità e l’illegalità che genera questo fenomeno . Relativamente al patto che è stato sottoscritto nel mese di maggio 2013, questo prevede l’impegno da parte dei comuni interessati al monitoraggio e alla rimozione dei rifiuti illecitamente abbandonati. È predisposto da parte dell’ARPAC un manuale di linee guida delle procedure per la rimozione ma, come noto, il problema principale, non è stabilire come fare, ma è la volontà delle istituzioni locali di provvedere agli interventi. Non essendo previsti nel patto tempi certi e sanzioni forti per i comuni e gli amministratori che non provvedano a intervenire repentinamente a seguito di segnalazioni, da parte delle forze dell’ordine o dei cittadini, nei siti di rifiuti illecitamente abbandonati, l’impegno assunto in linea teorica si traduce sostanzialmente in un nulla di fatto. Stando così le cose risultano inefficaci le azioni volte a prevenire i roghi, i traffici illeciti dei rifiuti industriali pericolosi e non e dei rifiuti urbani e speciali. Gli interventi destinati alla prevenzione dei roghi e dei traffici illeciti di rifiuti urbani e speciali non sarà possibile fino a quando non si consentirà ai Comuni l’allentamento del patto di stabilità, per il capitolo relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio , rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento)
[2]Rifiuti e salute, cifre e buchi del disastro
Voi che entrate, lasciate ogni speranza di sapere come stanno le cose. Questo perché se è sostanzialmente assodato, pubblico, il fatto che le Terre dei Fuochi sono l’epicentro di un gigantesco attentato ambientale, è altrettanto certo che le conseguenze nocive per i cittadini sono praticamente ignote.
Se ai rifiuti urbani si sommano i rifiuti speciali , possiamo stimare in Italia, nel 2012, una produzione complessiva di oltre 165 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 30 milioni appartenenti alla categoria RSU (Rifiuti Solidi Urbani) e 135 milioni di rifiuti speciali industriali, di cui almeno 5 milioni tonnellate appartenenti alla categoria dei rifiuti industriali tossici pericolosi (fonte: ISPRA).
Ma per i rifiuti prodotti non vige il principio dello smaltimento sul territorio di produzione. Così da anni è consolidato il meccanismo di affari tra camorra campana e imprenditori del Nord. Quello che avviene è che, in modo assolutamente legale, migliaia di tir ogni anno trasportano fuori dalla Campania, con costi economici elevati, la quota di rifiuti speciali e industriali che non si possono smaltire all’interno della Regione per mancanza di impianti dedicati a norma. Quando rientrano, quei tir spesso non lo fanno a mani vuote: tornano in Campania carichi di residui di fonderie che contengono diossine e metalli pesanti, pbc, scorie contenenti mercurio, manganese, fanghi tossici. Il tutto per una misura che può essere solo stimata nella misura di 800 mila-un milione di tonnellate di rifiuti industriali tossico nocivi. Un parte di questi rifiuti è smaltita negli appositi impianti (con costi onerosi, considerata la natura dei prodotti trattati), oppure viene sversata sul territorio.
Con conseguenze per i cittadini che sono, ad oggi, solo immaginabili.
In queste ore il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha dato incarico all’Istituto Superiore della Sanità di “effettuare un’ulteriore valutazione epidemiologica nelle zone della Campania interessate da smaltimento abusivo dei rifiuti”. Nell’auspicio che l’ISS compia accertamenti il prima possibile, suona grottesco il termine “ulteriore”, utilizzato dal ministro. Sì, perché di “valutazioni” esaustive, recenti, incrociate, praticamente non ce ne sono.
Lo studio ventennale (1998-2008) condotto dall’Istituto nazionale per i tumori Pascale di Napoli accerta che, mentre negli ultimi 20 anni i tassi di mortalità dovuti a tumori in Italia sono rimasti stabili, quando non diminuiti, in Campania (esclusa la città di Napoli) si è verificato un aumento dei casi del 47% tra gli uomini e del 40% tra le donne. Il tasso di mortalità femminile per tumore al polmone, il più alto in Italia, è aumentato del 100% mentre, contemporaneamente, nel resto del Paese avveniva una diminuzione del 50%.
Si tratta di cifre che, pur nella loro genericità, raccontano di una situazione drammatica alle quali non fanno seguito accertamenti precisi e capillari. Solo per citare un caso, il registro tumori, specie nelle provincie di Napoli e Caserta, non è attivo e non produce dati pubblici, nonostante un Osservatorio epidemiologico Regionale sia stato creato nel 1987.
In sostanza, mancano all’appello le cause che hanno determinato l’aumento dei decessi.
Aggiornamento : lo studio SENTIERI per la cosiddetta “Terra dei fuochi”(TdF) e per il SIN (Sito d’Interesse Nazionale) di Taranto
[3]Le iniziative in Parlamento del MoVimento 5 Stelle
In Senato trentanove parlamentari hanno sottoscritto e presentato un’interpellanza urgente con richieste ben precise al Governo, una mozione sarà depositata sulla scorta degli interventi del Ministro Orlando durante l’ultimo incontro avuto nella Terra dei Fuochi e un disegno di legge è in fase preparatoria, anche attraverso l’ascolto dei soggetti che si occupano di illeciti ambientali dal punto di vista giudiziario, investigativo e tecnico, per tracciare un sistema più efficace di monitoraggio e controllo dei territori a rischio. L’obiettivo è quello di costruire un modello sistematico e risolutivo del problema, che non abbia le caratteristiche dell’eccezionalità:
– Bisogna innanzitutto individuare con chiarezza il ciclo dei traffici illegali dei rifiuti industriali tossici e pericolosi fino a risalire ai produttori del rifiuto.
– La responsabilità del produttore già sancita per legge va chiarita e allargata.
Occorre adottare incentivi allo smaltimento lecito dei rifiuti industriali abbassando i costi dello smaltimento derivanti dagli oneri di legge e dunque riducendo il divario esistente tra smaltimento lecito e smaltimento illecito che costituisce una piaga dell’attuale sistema; va nel contempo favorito con defiscalizzazione certa il comportamento virtuoso e severamente colpito il comportamento impattante; prevedendo pene peculiare certe e considerevoli, fino al sequestro dei beni, come per i reati di mafia, al fine del risanamento ambientale del danno procurato. Equiparare i reati ambientali dolosi, reiterati e accertati, ai delitti più gravi, prevedendo un inasprimento delle pene.
– Bisogna valutare l’applicazione del giudizio direttissimo in materia ambientale equiparandolo ai casi di cui all’art. 449 c.p.p. Occorre prevedere sanzioni che colpiscano nella loro attività malavitosa i soggetti responsabili degli illeciti, con sospensione delle concessioni e sequestro dei mezzi di trasporto.
– Al fine di arginarne gli effetti deleteri, intervenire sulla disciplina della prescrizione per i reati ambientali che allo stato attuale, ancor di più a seguito delle modifiche introdotte dalla legge Cirelli 2005, non si sospende durante la continuazione del reato e non considera gli effetti del reato c.d. permanente che si protraggono o si manifestano a distanza di anni.
– Anticipare i termini di entrata in vigore del sistema SISTRI prorogati ancora con DM del 20 marzo 2013 unificando tale termine per tutte le aziende piccole o grandi che si occupano di rifiuti industriali alla data del 01/10/2013. Misura fondamentale nelle attività di controllo e tracciabilità dei flussi. In alternativa ripristinare il corretto e generalizzato funzionamento del sistema Mud (Modello unico di dichiarazione ambientale).
– Bloccare il traffico interregionale di tutti quei rifiuti e di tutte le quantità non gestibili dall’impiantistica presente sul territorio, identificando le quantità e i codici in modo certo e inequivocabile.
– La tutela ambientale deve assumere una sua autonoma e prioritaria considerazione specie in territori a rischio ambientale e criminogeno , come la terra dei fuochi. Tali territori andranno identificati sulla base di parametri certi, tra cui ad es. il numero di denuncie presentate e di procedimenti giudiziari pendenti.
– Creare una struttura interforze di Tutela Ambientale che consenta di uscire dalla logica commissariale, di per se eccezionale, con funzioni di coordinamento e direzione operativa unica ove far confluire i rappresentanti di ciascuna forza dell’ordine, in collegamento permanente 24h24 con il personale ASL e ARPAC in servizio di reperibilità, che agisca secondo un protocollo unico d’azione, quale sarà stabilito dagli stessi membri dell’interforze sulla base delle diverse esperienze maturate, in grado di soddisfare le esigenze processuali rappresentate nella fase giudiziale o in quella precedente d’indagine investigativa, utilizzando ogni strumento opportuno, compreso le intercettazioni.
Tutti gli Enti impegnati nella tutela ambientale dovranno agire sula base di indici e metodi univoci su tutto il territorio nazionale, al fine di garantire il coordinamento e il confronto analitico dei dati.
Tali unità operative di tutela ambientale dovranno essere dotate e utilizzare i più efficaci sistemi di telecontrollo satellitare e utilizzare, in modo non invasivo, le unità aeree già disponibili implementandone mezzi e risorse. Per esse andranno stabilite precisi obiettivi minimi da raggiungere in termini di controlli ambientali mensili da effettuare sui territori a rischio, concentrando una parte delle risorse e degli interventi per la formazione del personale operativo, troppo spesso non sufficientemente preparato sulle tematiche di controllo ambientale.
– Dotare tutti i funzionari degli enti che si occupano di tutela sanitaria e ambientale di poteri di polizia giudiziaria e delle conseguenti responsabilità con autonomia gestionale delle attività investigative e di controllo allontanando influenze di varia natura dal doveroso intervento istituzionale
Disciplinare la procedura successiva al sequestro di un sito inquinato. In particolare per quanto attiene gli aspetti relativi alla procedura di bonifica dei siti, che oggi è affidata ai responsabili, senza che siano previsti tempi certi e parametri unici su tutto il territorio nazionale, si intende procedere al fine di realizzare un organo tecnico unico.
La presenza dei cittadini deputati e senatori del M5S provenienti da ogni parte d’Italia, vuole rappresentare fuori dalle aule parlamentari, l’avamposto istituzionale che rappresenta i cittadini stessi a sostegno dei territori, che questa terra esige facendosi portavoce di richieste precise:
Lo Stato attraverso il Ministro deve garantire alle forze dell’ordine i mezzi necessari per operare garantendo una priorità finanziaria alla tutela ambientale.
I costi del monitoraggio, del controllo e seguente bonifica dei territori dovranno gravare sugli autori dell’atto doloso, attraverso il sequestro dei beni utilizzati nella commissione dei reati e più in generale, come l’Europa del settimo programma ci suggerisce, con la tassazione ambientale delle politiche commerciali poco virtuose, a fronte di una detassazione dei comportamenti virtuosi anche relativamente ai costi del lavoro.
Tutto questo deve essere unito all’impegno del Governo a porre in discussione in Parlamento nel più breve tempo possibile i disegni di legge già presentati e che quelli che saranno depositati a breve riguardanti l’azione di tutela in situazioni critiche dal punto di vista della legalità e dell’ambiente, come quella della Terra dei Fuochi .
[4]Lo Spazzatour del M5S 5 Luglio 2013
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[5]Interrogazioni, Mozioni, Lavori in Commissione
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[6]Proposte di legge
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[7]Iniziative sul territorio
Il Sentiero delle Bonifiche – Tour del M5S tra le discariche
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Via subito le Big Bag piene di rifiuti, sono lì da troppi mesi.
Sequestrate due discariche abusive nel Parco Regionale del Partenio su denuncia del M5S
Aggiornamento patto d’azione per la Terra dei Fuochi – 18/02/2019
Aggiornamento patto d’azione per la Terra dei Fuochi – 20/05/2019
Ulteriori informazioni sulla questione Terreni e Prodotti nella Terra dei Fuochi
Relativamente all’attuazione delle disposizioni del D.L. 136/2013 si segnala la recente pubblicazione (avvenuta nella G.U. n. 191 del 19 agosto 2015) del decreto interministeriale 7 luglio 2015 che, in attuazione dell’art. 1, comma 6, del D.L. 10 dicembre 2013, ha provveduto all’individuazione dei terreni che possono essere destinati alle produzioni agroalimentari e di quelli che invece possono essere destinati solo a determinate produzioni agroalimentari, secondo specifiche condizioni, o che non possono essere destinati alla produzione agroalimentare, scarica il decreto ministeriale qui
Legenda
“Terreni a Rischio 4 e 5”
“Terreni a Rischio 3”
Progetto QRcode per la certificazione dei prodotti in Campania
Indagine conoscitiva della commissione Sanità del Senato della Repubblica
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Questa mia richiesta di integrazione allo Spazzatour e’ conseguente alle notizie che come gruppo siamo riusciti ad ottenere dall’accesso agli atti su procedimento penale DISCARICA DEI VELENI di Bussi sul tirino ( Pe ) . Da quali si evince la contaminazione delle falde acquifere e dell’acqua a consumo domestico , in sintesi allego :
Avvelenamento delle falde acquifere , avvelenamento del terreno e delle acque potabili . La discarica dei veleni piu’ grande D’EUROPA si trova in Abruzzo e coinvolge oltre 40 comuni ed il comune di Pescara . Alcune sostanze, inoltre, continuano a fuoriuscire dal sito nonostante il trattamento. La situazione peggiora verso valle nei pozzi-piezometri. Nel biennio 2011-2012 per la falda superficiale undici parametri sono risultati essere oltre i limiti di legge, mentre per la falda profonda sono stati dodici i parametri non conformi. Tra questi, sostanze estremamente tossiche e/o cancerogene come il benzene (33 volte i limiti nella falda superficiale) il monocloroetilene (132 volte nella falda superficiale e 112 volte nella profonda), l’esacloroetano (16 volte nella falda superficiale e 152 volte nella falda profonda). Nel 2011 la Environ per conto della Solvay ha ricercato, nei campioni di suolo all’interno del sito industriale, diossine e furani. Su 29 campioni ben 9 sono risultati avere valori superiori ai limiti di legge per le aree industriali. Il campione piú contaminato presentava un valore di 23,7 volte superiore al limite di legge per le aree industriali. .. ho avuto informazioni recenti sulla discarica di Bussi sul Tirino , ex-Montedison ( Pe ) .. da un cittadino informato .. Quando furono sversarti i residui di produzione chimici nella discarica di Bussi , siccome erano troppo liquidi da far scendere nella fossa , fu aggiunto un composto usato per la preparazione del cemento armato , in modo che gli scarti di produzione si solidificassero e , a mio parere , filtrassero in piu’ tempo e lentamente dal terreno .. Che logica eh ? .. altrimenti i rilevamenti avrebbero riscontrato un’elevata concentrazione di sostanze nocive vero ??!! .. cosi’ invece .. ci avvelenano con CALMA . Nella primavera del 2007, il personale del Comando Provinciale di Pescara del Corpo forestale dello Stato, guidato dell’allora Comandante Dr.Guido Conti, scopriva, sepolta nella verdeggiante Valle del fiume Pescara, la discarica abusiva di rifiuti tossici più grande d’Europa, una superficie grande come venti campi di calcio, per un totale di 500 mila tonnellate di rifiuti. Ha inizio così il processo che vede imputati diciannove persone tra ex vertici della società che gestiva il sito, direttori e vicedirettori che hanno gestito il polo chimico in quegli anni, accusati di disastro doloso e avvelenamento delle acque. Otto, invece i dirigenti delle società gestori dell’Acqua in Abruzzo (Ato e Aca), accusati a vario titolo di commercio di sostanze contraffatte e di turbata libertà degli incanti. L’acqua contaminata potrebbe essere uscita dai rubinetti di centinaia e centinaia di case. La discarica si trova, infatti, in un collo di imbuto e raccoglie le acque di un terzo della regione, punto di confluenza delle acque che provengono dal Gran Sasso della Maiella, gli acquiferi più importanti d’Abruzzo. Ed è proprio lì, in questo punto di raccolta, che si trova la discarica che rilascia veleni. In questo caso abbiamo gia’ fatto eseguire , con la collaborazione di un Dottore , collaborante con il nostro gruppo , una relazione medica nella quale facesse riferimento alle patologie da esposizione ai veleni , solventi e metalli pesanti .
Le patologie che sono venute fuori sono innumerevoli , la gran parte mortali . tra le cose piu’ sconvolgenti e’ che l’esposizione a questi veleni comporta una mutazione genetica che puo’ riportarsi anche alle future generazioni . Nell’Ospedale Civile Spirito Santo di Pescara , sono gia’ diversi i ricoveri , anche in eta’ pediatrica , per linfomi e mielomi conseguenti a questo DISASTRO . Riporto di seguito breve testimonianza di amica cittadina Abruzzese : .. so di che parli….basta farsi una passeggiata alle 8 di mattina nel reparto di ematologia oncologica di Pescara, per rendersi conto DEI DANNI che ha provocato….leucemie, mielomi , linfomi….PEGGIO DI UNA GUERRA.
Il danno e’ non quantificabile con esattezza , ci ha provato l’I.S.P.R.A. per conto dell’Avvocatura dello Stato , ed e’ venuta fuori una cifra pari ad 8 Miliardi di Euro . Parliamo di una stima risalente all’anno 2009 .
Antonello
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