MORONESE (M5S). Signor Presidente, proverò a svolgere il mio intervento, ma non nascondo che lo farò con estremo disagio, perché parlare in un’Aula pressoché vuota e con il disinteresse, a dir poco, dei rappresentanti del Governo dà il senso dell’importanza che date al dibattito parlamentare, che è pari a zero. Comunque andiamo avanti.
Oggi, in quest’Aula, discutiamo di un disegno di legge che avrà importanti ripercussioni sull’assetto politico e sulla democrazia in Italia. Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione, da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014. La responsabilità del PD è enorme, poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi e, anzi, oggi ne diventa artefice primario. Il fatto che non sia Berlusconi, ma sia il Presidente del Consiglio dei ministri, Presidente del Consiglio dell’Unione europea e, non per ultimo, segretario del PD a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancor più grave, perché neutralizza quella che dovrebbe essere l’opinione di opposizione, di cui rimaniamo unica voce.
Ancora una volta le riforme urgenti, di cui questo Paese ha necessità, vengono sacrificate sull’altare di interessi oscuri. Ancora una volta ci troviamo a votare una riforma che non ha certo come obiettivo quello di migliorare le condizioni di un Paese in difficoltà economica e sociale, ma quello di rafforzare gli organi di potere e la loro autoreferenzialità a scapito dell’interesse dei cittadini. Vi ricordo che questo è un Parlamento chiaramente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha cancellato il Porcellum: doveva fare in fretta una nuova legge elettorale per poi tornare al voto, non può certo preparare una profonda revisione della Costituzione, che spazia dalla cancellazione del Senato fino alla forma di Governo.
Il disegno di legge che oggi discutiamo intende cambiare ben 44 articoli della Costituzione riguardanti sia la forma di Stato, sia la forma di governo. Gli accordi segreti del Nazareno siglati tra Renzi e Berlusconi per spartirsi l’Italia stanno venendo a galla con questa riforma che ha l’obiettivo di escludere il Senato dalla compartecipazione all’indirizzo politico e dalla relazione fiduciaria con il Governo, affidando alla sola Camera dei deputati la revoca o l’accordo della fiducia al Governo. Ricordate? Era il disegno di Berlusconi. Disegno che ora trova realizzazione nell’inaugurazione di un sistema di «democrazia d’investitura», dell’uomo solo al comando, con l’obiettivo di spazzare via ogni forma di dibattito o di dissenso.
È sempre più chiaro che fuori dal patto d’acciaio tra PD e Forza Italia il Governo non intende toccare nemmeno una virgola di questo testo. Gli italiani devono sapere che le regole del gioco le stanno scrivendo in due, Renzi e Berlusconi. Perché tenere segreto il patto? Quando parla con noi vuole lo streaming e quando incontra Berlusconi fa tutto in segreto?
In Commissione affari costituzionali il Movimento 5 Stelle ha presentato oltre 220 proposte di modifica, tra emendamenti e subemendamenti, e sono state tutte, e dico tutte, respinte. Eppure si trattava di modifiche che puntavano a ridurre i costi, tagliando numero dei parlamentari e loro indennità, e a introdurre delle forme di democrazia diretta e partecipata che permettevano una forma di controllo dei cittadini sulla politica.
Democrazia e partecipazione, già: dovrebbero essere il fondamento di questo Paese, come descritto dall’articolo 1 della Costituzione. Tra i vari strumenti che noi vi abbiamo proposto ce ne sono tanti utili: dal referendum propositivo alla corsia preferenziale per le iniziative legislative popolari. Tali strumenti sono invece sgraditi al Governo, come si evince dal testo del disegno di legge in esame, che di per sé non dice nulla o quasi sugli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini, anzi ne limita le prerogative (vedi aumento delle firme richieste per i referendum).
Presidente Renzi, ci rendiamo conto che lei, come il suo compagno di riforme Berlusconi, ha una scarsa tolleranza per il sistema di garanzie e contropoteri sancito dalla Costituente, dal passaggio da monarchia a Repubblica, da fascismo a democrazia, e questo non glielo diciamo solo noi del Movimento 5 Stelle, unica forza popolare che difende i diritti dei cittadini, glielo dicono anche illustri costituzionalisti, gli stessi che avete anche audito in Commissione affari costituzionali.
La riforma del Parlamento che volete approvare si rivolge esclusivamente alla struttura del Senato, il che delinea già l’impostazione squilibrata dell’impianto del disegno di legge costituzionale in esame. Solo la Camera dei deputati – che resta totalmente non riformata nelle funzioni, nelle competenze e nella dimensione numerica – diventa titolare della rappresentanza della nazione e dell’indirizzo politico. Il ribaltamento del bicameralismo paritario e dell’attuale assetto di rapporti tra Governo e Parlamento che questa riforma intende apportare, il trasferimento allo Stato della competenza esclusiva su materie sinora attribuite anche alle Regioni riproporranno la medesima conflittualità e confusione che si intende espressamente superare in diversi ambiti e funzioni.
Di fatto, questa riforma disegna una diarchia imperfetta che consegna nelle mani della maggioranza governativa non solo Palazzo Chigi, ma anche le due principali istituzioni di controllo e garanzia: Presidente della Repubblica e Corte costituzionale (ed ha riflessi anche per il Consiglio superiore della magistratura), il che mi pare abbastanza per dire che si avvia un processo di regime che non ha paragoni nel panorama comparato.
Del resto, il vostro obiettivo voi lo palesate dall’inizio del testo del disegno di legge. Basta vedere l’articolo 1 della riforma, che modifica l’articolo 55 della Costituzione, sul Parlamento, secondo il quale la Camera rappresenta la Nazione, mentre il Senato non rappresenta la Nazione, né i cittadini, né il popolo, ma rappresenta le istituzioni territoriali. Con il disegno di legge in esame voi intendete esautorare il Senato da qualsiasi legame col popolo, i cittadini, facendolo diventare mero rappresentante delle istituzioni. Il Senato non avrà più neanche l’obbligo teorico di rappresentare gli interessi dei cittadini, bensì quello di istituzioni astratte che hanno nominato i senatori a loro volta, come i rispettivi Consigli regionali.
Con questa riforma voi intendete attribuire l’intera funzione legislativa alla sola Camera e attribuire una serie di competenze illusorie al Senato (le cosiddette proposte di modificazione), che saranno sempre superabili in ultima istanza dalla Camera. Combinando tale riduzione dei poteri del Senato con la legge elettorale che voi proponete, l’Italicum, che attribuisce alla maggioranza presso la Camera un premio in seggi rilevante, questa avrebbe buon gioco a rendere il Senato poco più che un organo consultivo (benché definito nel testo come propositivo) togliendo ad esso ogni contropotere.
Nel nuovo Senato non elettivo salterebbe l’intero sistema d’incompatibilità, imperniato sulla prevenzione dei conflitti di interessi derivanti dalla commistione tra cariche diverse. Peraltro, il potere effettivo di controllo e il potere d’inchiesta sarebbero affidati solo alla Camera, la cui legge elettorale, insieme al rapporto fiduciario, la rende un organo fortemente allineato al Governo. E la necessità dei contropoteri è la base della Carta costituzionale su cui si fonda il nostro Paese e le democrazie moderne.
Voi volete concentrare il potere nelle mani di un solo organo e di una sola coalizione: roba impensabile per una democrazia liberale, e base per quello che molti hanno già definito come disegno per una «democrazia autoritaria». Che cosa succederebbe se tutti i Presidenti di Regione in una data tornata elettorale fossero tutti espressione della stessa forza politica? È già successo!
Con questo disegno di legge voi violate l’articolo 1 della Costituzione, che colgo l’occasione di ricordarvi (lo hanno già fatto tanti miei colleghi, ma forse è opportuno ribadirlo più e più volte in quest’Aula): «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». La sovranità appartiene al popolo, e quindi le leggi devono essere votate da rappresentanti eletti dal popolo e non da persone elette ad altri incarichi che fanno i senatori part-time.
L’articolo 1, che proclama la sovranità popolare, appare violato anche nella proposta di innalzare la soglia minima di firme necessarie per le proposte di legge d’iniziativa popolare, che da 50.000 passerebbe a 250.000. Vi preoccupate di giustificare tale restrizione sostenendo che verrebbero garantite a tali proposte di legge tempi, forme e limiti; il che è uno specchietto per le allodole, giacché serve nel frattempo non ad agevolare (come dovrebbe) ma a limitare l’iniziativa legislativa popolare. Aumentate anche le firme necessarie per i referendum per i quali si richiedono 800.000 firme, con un parere preventivo di ammissibilità pronunciato dalla Corte costituzionale dopo le prime 400.000 firme.
Sempre più appare evidente il tentativo di delegare a una casta non direttamente responsabile davanti ai cittadini sia il potere legislativo sia il potere esecutivo, sulla linea di quelli che sono gli oscuri meccanismi decisionali dell’élite europea; meccanismi che portano a risultati come quelli che vediamo in Grecia, e che nello stesso tempo tengono nascosti i diretti responsabili di tali scelte.
La svolta autoritaria che vi prefiggete di raggiungere è confermata dal contemporaneo indebolimento del contropotere giudiziario. Se l’obiettivo di proteggere la casta dal controllo dei cittadini lo raggiungete limitando gli strumenti di iniziativa popolare e cancellando l’elettività del Senato, allora vi rimane solo di preservarla dal controllo della magistratura.
Ma voi in questo disegno di legge pensate anche a questo. L’articolo 6, che modifica l’articolo 68 della Costituzione sulle immunità parlamentari, prevede che i senatori (anche nella nuova composizione) e i deputati continuano a mantenere le stesse prerogative di prima.
Secondo il Consiglio d’Europa, l’Italia è tra i Paesi storicamente più garantisti: il grado di protezione prevista da Roma è paragonabile a quello di democrazie moderne come quelle di Albania, Bielorussia, Georgia e Russia. I senatori, in particolare, saranno consiglieri regionali e sindaci, e nel momento in cui sono nominati senatori (e non più eletti, ricordiamolo) assumono lo status di “immuni”, cioè su di loro non possono essere effettuati intercettazioni, perquisizioni, sequestri e neanche arresti senza la preventiva autorizzazione della Camera.
Alla luce di quello che sta accadendo – e mi riferisco agli scandali che coinvolgono quotidianamente rappresentanti di PD e FI, dal MOSE all’Expo, alle ultime condanne per falso ideologico (vedi il presidente della Regione Emilia-Romagna Errani) – ritenete che questa riforma tuteli l’interesse pubblico, i cittadini? Volete quindi nominare discrezionalmente dei senatori che saranno poi immuni da qualsiasi inchiesta?
I senatori immuni non saranno nemmeno più eletti dai cittadini, bensì nominati da altri politici e dal Presidente della Repubblica. Ve lo chiedo di nuovo: qual è l’interesse pubblico tutelato da questa intera riforma?
Passiamo all’articolo 10, che modifica l’articolo 72 della Costituzione, e parliamo della “ghigliottina”. Il Governo può chiedere alla Camera che un disegno di legge, indicato come essenziale per l’attuazione del programma di Governo, sia iscritto con priorità. Tale disegno di legge dovrà essere posto in votazione entro 60 giorni. Se, decorsi i 60 giorni, non si è provveduto alla votazione, il Governo può chiederne il voto articolo per articolo, così come lo ha proposto. Con questa modifica il Governo legalizza la famosa “ghigliottina” al dibattito parlamentare, introducendo un requisito di essenzialità dei disegni di legge. Per chi avesse la memoria corta, la “ghigliottina” è stata di recente applicata dalla presidente della Camera Boldrini per dare 7,5 miliardi di denaro pubblico alle banche private.
Si introduce l’istituto del “voto a data certa”, diretto a garantire tempi certi di approvazione dei disegni di legge ritenuti rilevanti dal Governo e si introduce quindi la “clausola di supremazia”. Quest’ultima, rintracciabile all’articolo 10, è quella che sintetizza in modo cristallino l’azzeramento del ruolo politico e decisionale del nuovo Senato delle Autonomie, che a conti fatti non vale e non conta nulla. In base a tale clausola, “su spinta del Governo” le leggi dello Stato su materie che non sono di competenza esclusiva dello Stato (dove dunque ci dovrebbe essere il veto delle Regioni o dei Comuni), possono superare i limiti previsti e prevalere sulle autonomie locali. Il voto a data certa è aberrante, perché toglie al Parlamento l’ennesima prerogativa che è proprio nel suo nome, “Parlamento”, fatto cioè per discutere fin quando non si arrivi alla giusta e ponderata decisione sulla legge da approvare. Con questa modifica invece si elimina totalmente la discussione e il confronto, solo per poter eseguire ordini ed essere perentori.
Sarà completamente a discrezione del Governo, che deciderà arbitrariamente se un disegno di legge è essenziale, quindi “ghigliottinabile”, o no. In questo modo si intende impedire il dibattito parlamentare, fondamentale nelle democrazie di tutto il mondo.
Ancora una volta, qual è l’interesse pubblico che intendete proteggere con questa modifica? Ricordate che ogni legge che voi promulgate deve essere a beneficio dei cittadini, che sono i nostri datori di lavoro.
Dove però non si è perentori, e questo sempre in spregio della Costituzione, è sulla modifica in tema di decretazione di urgenza (articolo 77 della Costituzione). Qui si tocca davvero il fondo. Nel testo esplicativo di questo disegno di legge viene tranquillamente spiegato che, per evitare l’eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza, si usa il sistema del voto a data certa e si dichiara quindi ufficialmente che l’Esecutivo fino ad oggi ha fatto un uso abnorme e fuori legge dei decreti-legge.
Poi si aggiunge una modifica che toglie essa stessa il connotato dell’urgenza ai decreti-legge stabilendo che, in caso di rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica di un disegno di legge di conversione di decreti-legge, le Camere abbiano un termine di altri 30 giorni per la modifica. Ma allora, se i giorni per convertire un disegno di legge governativa passano da 60 a 90 giorni, mi spiegate dove sia più riconoscibile l’urgenza in un provvedimento che può impiegare 90 giorni per essere approvato?
In sostanza, col voto a data certa, l’Esecutivo sta imponendo al Parlamento di approvare una legge, quella che l’Esecutivo desidera, nei tempi imposti dall’Esecutivo al legislativo. Parimenti, nel caso dei provvedimenti da esso stesso promananti, l’Esecutivo si sta accordando un termine più lungo per l’approvazione. Peccato che il requisito costituzionale previsto per i decreti è l’urgenza.
Oltre alle modifiche di cui ho parlato, che vanno tutte in direzione di quello che è un disegno autoritario, sono presenti degli errori sostanziali, che sfociano nel ridicolo: faccio l’esempio dell’articolo 16, che modifica l’articolo 82 della Costituzione, sulle inchieste parlamentari. Solo la Camera potrà disporre inchieste su tutte le materie di pubblico interesse, mentre il Senato può disporre inchieste solo su materie concernenti le autonomie territoriali. Come fa il Senato, che secondo il vostro disegno autoritario diventerebbe composto da rappresentanti degli enti territoriali, a svolgere inchieste su questioni che riguarderebbero gli stessi enti territoriali? Senza parlare dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica: tali senatori, come è facile capire, non avranno alcun aggancio col sistema delle autonomie su cui si basa il disegno di legge. La durata di questo mandato, pari a quella del Presidente della Repubblica, è quindi sganciata dalla durata del mandato degli altri senatori.
I senatori a vita (disposizioni transitorie) vengono aboliti, e questo forse è l’unico punto su cui possiamo darvi ragione. Ovviamente, per non scontentare i “Padri della Patria” (o forse è meglio dire della crisi e della disoccupazione) del calibro di Monti, Piano o Ciampi, i senatori attuali resteranno in carica a vita. Ad essi si aggiungeranno, sempre a vita, i futuri ex Presidenti della Repubblica, e quindi un altro «Padre della Patria» come Giorgio Napolitano, ammesso che un giorno rinunci al suo trono.
In conclusione, avremo quindi: un Senato di non eletti e passacarte senza un vero e proprio potere di tutela degli interessi regionali e di controllo sull’operato della Camera; una Camera di nominati monocolore sotto ricatto del Governo; un Governo in grado di imporre l’agenda politica tramite ghigliottina ed una propria marionetta alla Presidenza della Repubblica; un Presidente della Repubblica mai più garante, perché eletto da un solo partito.
Appare dunque chiaro come questo disegno di legge ha l’unico obiettivo di peggiorare – e non di poco – il funzionamento delle già instabili istituzioni parlamentari: alla crisi di legittimità del Parlamento voi reagite trasformando il Senato in una Camera elitaria; all’incostituzionalità del Porcellum rispondete con una legge elettorale a sua volta incostituzionale.
Se malauguratamente dovesse passare questo scellerato e nefasto disegno di legge, che mira a destabilizzare per sempre gli equilibri politici, da quel momento in poi in questa Nazione prevarranno soltanto le ragioni del più forte, di chi ha più controllo e potere; finiranno le garanzie per tutti, anche per voi e per i vostri familiari e per le generazioni che da loro discenderanno. Tradirete il vostro dovere di lavorare per il bene comune; verrete meno al motivo più importante per il quale siete in quest’Aula, previsto e voluto dalla Costituzione, indifferentemente dall’appartenenza politica, che è quello di coltivare una visione lungimirante per il nostro Paese e quello di garantire un futuro ai nostri giovani, di garantire e preservare loro un domani.
Quando sono stata eletta ho pensato che avrei dovuto combattere qui, in queste Aule, per far approvare le leggi più giuste per i cittadini, per difendere il diritto al lavoro, alla salute. Ma mai, credetemi, avrei pensato di ritrovarmi oggi a difendere la Costituzione. (Applausi dal Gruppo M5S). Mai avrei pensato che avreste osato tanto: calpestare la Costituzione e, quindi, i diritti fondamentali dei cittadini. Credetemi, e vi parlo con il cuore in mano, mai avrei creduto che sareste arrivati a tanto ed è per questo che vi chiedo di riflettere bene: non state togliendo la libertà solo ai nostri figli, ma anche ai vostri.
Forse è utile ricordare alcune parole pronunciate da qualcuno più saggio e giusto di noi: «La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. Dietro ogni articolo della Costituzione ci sono giovani, giovani come voi, caduti, caduti combattendo, giovani che hanno dato la vita perché le parole giustizia e libertà venissero scolpite su questa Carta. Se qualcuno vi chiede dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne ove dei giovani furono fucilati, nei campi ove furono impiccati, nelle carceri ove furono torturati. Laddove è morto un italiano per riscattare la dignità del popolo italiano andate lì col pensiero, o giovani, perché lì è nata la nostra Costituzione». Piero Calamandrei. (Applausi dal Gruppo M5S).