Convegno ‘La via italiana dell’economia circolare’

Grazie alla collega Patty L’Abbate e all’ENEA per aver voluto organizzare un momento di approfondimento sull’Economia Circolare, e grazie per avermi invitato è stato un vero piacere intervenire.

Vi riporto di seguito il mio intervento :

Buongiorno a tutti, ringrazio di cuore la collega L’Abbate per l’invito a partecipare a questo convegno su un tema così importante.
Le recenti politiche ambientali dell’Unione Europea e dei singoli Stati Membri sono sempre più indirizzate alla transizione verso il nuovo modello economico chiamato Economia Circolare.
Questo nuovo termine è entrato ormai a far parte del lessico comune come sinonimo di protezione dell’ambiente e conservazione delle risorse.
Approcciarsi a questo nuovo paradigma richiede un cambio drastico di prospettiva; in un’ottica di Economia Circolare, infatti, i beni devono essere progettati per la durevolezza, per una maggiore efficienza di utilizzo per favorire e stimolare la riparazione ed il riuso e, solo alla fine della vita utile, il recupero di tutti quei materiali che possono trovare ulteriori applicazioni tramite, ad esempio, il loro riciclo.
Queste strategie, inoltre, dovrebbero essere accompagnate da un uso razionale di materiali, risorse ed energia.
La direttiva quadro sui rifiuti (Direttiva CE 2008/98), recentemente modificata ed integrata dalla Direttiva CE 2018/851 in vigore dal 4 luglio 2018 punta al modello di Economia Circolare attraverso la definizione di una gerarchia dei rifiuti che prevede la prevenzione come strumento preferenziale, seguita dal riutilizzo, dal riciclo, dal recupero di materia, di energia e solo in ultima istanza dallo smaltimento. Tuttavia, lo sviluppo di politiche focalizzate sulla prevenzione della produzione di rifiuti riceve poca attenzione e gli sforzi legislativi sono maggiormente focalizzati sulla gestione del rifiuto che è già stato generato. Risulta pertanto evidente che, anche in relazione a questa tematica, un cambio di prospettiva non è solo auspicabile ma necessario.
E quello della diminuzione della produzione dei rifiuti è compito e responsabilità non solo della politica, ma di ognuno di noi. Non nascondiamoci dietro la scusa che a fare qualcosa devono essere sempre gli altri, o solo le istituzioni, anche noi, nel nostro quotidiano possiamo fare la differenza mettendo in atto tante piccole azioni che servono ad innescare comportamenti virtuosi con chi ci sta vicino. Faccio un esempio tanto semplice quanto significativo: il primo giorno come presidente di commissione ho richiesto all’economato del Senato di voler immediatamente sostituire bicchieri grandi e piccoli e le bottiglie per l’acqua che erano in plastica, con bicchieri in carta e con bottiglie di vetro. Ogni commissione consta di 23 commissari e immaginate con questa semplice azione quanta plastica in meno abbiamo prodotto. Ma la cosa straordinaria è che tutte le commissioni hanno seguito l’esempio e ad oggi non vengono più utilizzati prodotti in plastica nelle 14 commissioni permanenti del senato. Ecco è questo il primo passo a cui dobbiamo mirare, cioè sensibilizzare con l’esempio inducendo sempre più persone a voler far parte di questa inversione di rotta.
E’ altrettanto ovvio però che il rapido esaurimento di alcune risorse primarie, i problemi legati ai crescenti fenomeni di inquinamento e le conseguenze determinate dai cambi climatici dimostrano come questa transizione non sia solo figlia di un virtuosismo ambientale, ma una necessità sempre più evidente.
Il recentissimo studio sulle “Risorse Materiali Globali” pubblicato il 27 novembre 2018 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) prevede che l’economia globale entro il 2060 aumenterà di quattro volte; l’uso di risorse materiali raddoppierà nei prossimi decenni, passando da 79 Gt (gigatonnellate, pari a un miliardo di tonnellate) nel 2011 a 167 Gigatonnellate nel 2060.
È necessario quindi un approccio sistemico per capire quali interventi strategici possano migliorare l’efficienza delle risorse a livello settoriale e in che modo è possibile evitare le principali conseguenze ambientali, promuovendo un mutamento globale che tenda verso l’economia circolare.

Un’efficace politica delle risorse si basa quindi su una comprensione dettagliata dei driver economici dell’uso dei materiali e delle conseguenze ambientali, un’opportunità di rinascita industriale e sociale che può e deve essere colta dall’Italia, che nella capacità di reinventarsi e di spingere verso l’innovazione trova una delle sue più grandi abilità!

L’appuntamento di oggi rappresenta quindi l’opportunità di condividere i primi risultati del lavoro svolto dai Gruppi di Lavoro della Piattaforma Italiana per l’Economia Circolare che vede ENEA protagonista a livello europeo per far sì che l’economia circolare non resti solo uno slogan; imprese, istituzioni, enti di ricerca, università e cittadini sono chiamati a dialogare e partecipare attivamente affinchè il cambio di paradigma si traduca in una concreta opportunità di crescita e di sviluppo sostenibile.

La transizione verso un nuovo modello economico è chiaramente un percorso complesso, che richiede sforzi su diversi piani tra cui quello tecnologico, economico e legislativo. Per questo motivo, la condivisione di informazioni, esperienze ed iniziative è di fondamentale importanza per individuare e sviluppare strumenti efficaci che portino ad una vera transizione verso un modello di Economia Circolare, obiettivo primario su cui l’attuale Governo si sta fortemente impegnando.

Qui di seguito invece il video integrale del convegno

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