Cartelli criminali ed ecomafie tra Caserta e il basso Lazio, oggi [VIDEO]

Era inevitabile che la mia strada si incrociasse prima o poi con quella di Salvatore Minieri.
Lui giornalista, che nella sua ricca carriera ha dovuto e voluto occuparsi di inchieste legate alle ecomafie e io che ho dovuto e voluto scegliere di occuparmi di rifiuti e ambiente facendo parte delle istituzioni.

Ci conoscevamo a distanza ma ci siamo incontrati per la prima volta, di persona, e come poteva non essere così, nell’agosto del 2015 sulla discarica abusiva più grande d’Europa, quella della ex area pozzi ginori di Calvi Risorta e con noi quel giorno, c’era il gen. Costa che coordinava gli scavi in questa discarica per il CFS, generale che oggi, per fortuna direi, è ns ministro dell’Ambiente.

E’ da allora, le nostre strade si sono incrociate spesse volte perchè abbiamo lavorato, ognuno nel proprio ambito, a tante questioni ambientali del nostro territorio, che hanno sempre un filo conduttore: camorra – politica corrotta – disastri ambientali – traffico di rifiuti.

Salvatore mi ha regalato una copia del suo libro Pascià prima dell’estate del 2018, durante un incontro nel quale abbiamo parlato di 4 mega impianti che dovrebbero trattare oltre 750.000 tonn. di rifiuti e che vogliono costruire guarda caso proprio a ridosso della famosa discarica di Calvi Risorta. Ho letto il suo libro mentre ero in vacanza ad agosto, quasi tutto d’un fiato, non riuscivo a staccarmene.

Non è un lavoro di inchiesta, per scoprire e tirare fuori la verità. E’ il racconto nudo e crudo di come è nato il clan dei casalesi. Ha raccolto e ha messo insieme tanti frammenti, tanti personaggi che sono stati legati ai casalesi: politici, altri clan, banche, imprenditori e funzionari pubblici corrotti e ne esce un quadro talmente nitido e chiaro da far rabbrividire.

Personalmente, non conoscevo davvero la vera storia della “Terra dei Mazzoni”. Un’area povera, paludosa, con poche capanne dove in maniera graduale si è fatta strada la camorra, all’inizio attraverso l’imposizione della sorveglianza alle aziende agricole.

Una terra talmente impenetrabile che gli uomini di Mussolini mandati per bonificarla, dovettero fare dietrofront. I primi camorristi cavalcavano pony senza sella, ma poi estendono i loro affari alle mediazioni, alle transazioni agricole e alle estorsioni sui mercati agricoli. Poi si evolvono, passano dai pony alle macchine di lusso e iniziano ad interessarsi all’attività edilizia fino ad approdare poi al business dei rifiuti, forse ancora più redditizio di quello della droga.

E nonostante nel libro si parli di questi intrecci malavitosi e politici, passando dal sistema di potere del partito socialista e della democrazia cristiana, alla storia del clan Bardellino. Dagli appetiti dei narcos colombiani fino alla prima banca, controllata dal manager massone, Aldo Ferrucci, direttore dell’inquietante discoteca “Seven Up”. Dalla Banda della Magliana alle ombre sulla discarica di Borgo Montello. Ebbene nonostante tutto questo sapete la parte che più mi ha inquietato? Il viaggio che uno dei politici più potenti della nostra storia, Craxi, fa per arrivare a San Cipriano di Aversa a incontrare il sindaco Ernesto Bardellino fratello del boss Antonio Bardellino

E’ davvero inquietante quel passaggio che descrive questo viaggio in cui un potente politico deve piegarsi ai casalesi per non perdere il loro appoggio.

Per me che oggi faccio parte delle istituzioni, è agghiacciante come possano dei rappresentanti delle istituzioni come Craxi tradire nel modo più vergognoso possibile il loro mandato.

E sono felice che Salvatore abbia scelto di invitarmi alla presentazione del suo libro Pascià proprio oggi e proprio qui, in un bene confiscato non a un politico qualsiasi, ma uno, Nicola di Muro, che negli anni 85/92 è stato nell’amministra-zione comunale di S. Maria C.V. svolgendo il ruolo di vicesindaco e che con la sua famiglia, ha letteralmente regnato nel mio comune per circa 20 anni.

Ed è su questo che oggi Vi porto la mia testimonianza, per raccontarvi come appunto un Comune può essere controllato da un clan della Camorra, e lo faccio naturalmente sulla base di quello che ci hanno raccontato le inchieste, gli arresti, e la magistratura in questi anni.

Vi parlerò del mio Comune, dove sono nata e dove tutt’oggi risiedo, Santa Maria Capua Vetere, una città con una storia ed un valore culturale immenso, che però purtroppo a causa della cattiva gestione delle varie amministrazioni, e delle infiltrazioni camorristiche è in uno stato che definirei di coma, a tutt’oggi.

Nicola di Muro decideva tutto a Santa Maria Capua Vetere, io ricordo da ragazzina che parlando di lui tutti dicevano: si vabbè si fa i fatti suoi però fà campare tutti. Perchè in maniera diabolica, faceva accordi con i camorristi, ma allo stesso tempo accontentava la cittadinanza con favori e piaceri.

Fino a quando nel 1993, a 63 anni, Nicola di Muro, vero e proprio Raiss di Santa Maria Capua Vetere, viene arrestato dopo una lunga latitanza tra Parigi e Santo Domingo. Viene arrestato per i suoi rapporti con la camorra, e successivamente gli sequestrano beni e case per un valore di oltre 100 miliardi di lire. Le case sequestrate erano tra Caserta, Latina, Salerno e fino in Calabria.

Tra i beni sequestrati gli viene sottratto anche un Palazzo in pieno centro storico a Santa Maria Capua Vetere, un Palazzo che si chiama Palazzo Teti-Maffuccini.

L’importanza storica di questo palazzo è data oltre che dai fregi e dagli affreschi che vi erano all’interno dal fatto che Giuseppe Garibaldi nel 1860 firmò proprio li la resa di Capua, e successivamente le truppe borboniche che avevano combattuto contro i garibaldini arretrano sino a Gaeta.

Questo palazzo sequestrato come bene confiscato alla mafia, fu dato in gestione al Comune di Santa Maria Capua Vetere, dove nel frattempo il figlio di Nicola, Biagio di Muro, dopo essere stato presente nell’amministrazione comunale negli anni 90 diviene Sindaco nel 2011.

Quindi paradosso dei paradossi, Biagio di Muro si ritrovò a gestire un bene confiscato al padre, e con 3 milioni di finanziamento europeo che sarebbero dovuti servire a fare di Palazzo Teti Maffuccini un polo culturale anticamorra.

Perchè vi sto parlando di questa storia e di questo palazzo in particolare?

Perchè nell’aprile del 2016 il Sindaco Biagio di Muro viene arrestato dalla Guardia di Finanza per aver preso tangenti sulla ristrutturazione proprio di Palazzo Teti Maffuccini, quel palazzo che una volta era del padre ed era divenuto un bene confiscato alla mafia. Viene arrestato assieme ad alcuni funzionari del Comune di Santa Maria Capua Vetere e ad un imprenditore vicino ai Casalesi, dove nei loro colloqui le tangenti venivano chiamate “l’ossigeno”, con espressioni “tipo sta finendo l’ossigengo”.

Da questi episodi i magistrati evidenziano “la spregiudicatezza dimostrata e lo spregio totale per la gestione della cosa pubblica nonostante il ruolo rivestito” e sempre dall’ordinanza di custodia cautelare emerge il rapporto storico con i clan della camorra.

Vorrei leggerlo testualmente dall’ordinanza :

Va altresì rilevato che nelle dichiarazioni che seguono Caterino (collaboratore di giustizia) evidenzia proprio come il Comune di Santa Maria Capua Vetere fosse controllato dai clan dei casalesi e come Di Muro Nicola, padre di Biagio fosse stato un punto di riferimento per il clan come raccontatogli da Zagaria Francesco ed Antonio. Non è di secondo momento la circostanza che il palazzo Teti Maffuccini sia stato confiscato proprio nel 1996 a Di Muro Nicola, padre di Di Muro Biagio. Caterino rivela anche come la candidatura al comune di Di Muro Biagio sia stata vista dal clan con estremo favore perché garantiva una medesima linea di continuità con il padre.

Massimiliano Caterino, oggi collaboratore di giustizia, ex braccio destro di Michele Zagaria

Ero a conoscenza diretta che il Comune di SMCV fosse controllato da noi del clan dei casalesi e con questa espressione voglio dire che le amministrazioni locali del Comune di Santa Maria Capua Vetere erano da noi direttamente controllate, come d’altra parte tutte quelle della Provincia di Caserta.
Quando, invece, capitava – seppur in maniera molto rara – che qualche Sindaco fosse eletto senza il nostro diretto intervento, intervenivamo noi sul Sindaco stesso o sui consiglieri eletti per sfiduciarlo, laddove non avesse attuato una politica a noi gradita.

Questi passaggi sono fondamentali per comprendere come i clan della camorra, in particolare i casalesi, hanno controllato per interi decenni i comuni e quanto ancora il problema nonostante il grande lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine sia reale e concreto.

Solo per concludere questo capitolo del controllo che operavano i clan sul Comune di Santa Maria Capua Vetere, vi aggiungo altre due informazioni, una è che l’ex sindaco Biagio Di Muro, dopo pochi mesi fu arrestato una seconda volta perchè aveva creato questa volta una organizzazione per delinquere non solo per portare voti al suo partito, ma con lo scopo di intascare i rimborsi erogati dalla Regione Campania e dal Ministero per le iniziative socio-assistenziali (quindi per i tossicodipendenti, gli anziani, i bambini) affidando questi progetti  ad associazioni ed enti compiacenti che ovviamente falsificando i documenti amministrativi incassavano i soldi senza erogare alcun servizio.
Il palazzo storico Teti Maffuccini, è ancora tutt’oggi così, abbandonato.

Perchè la camorra in particolare quella casertana è molto pericolosa e nonostante i tantissimi arresti bisogna ancora tenere alta molto alta la guardia?

Innanzitutto la forza dei clan è il fatto di essere molto coesi internamente e di essere fondati su fortissimi vincoli familiari, quindi possiamo dire che sono due gli aspetti che caratterizzano la camorra casertana:

1) L’organizzazione basata sulle famiglie
2) La capacità di fare impresa e la necessità, per compiere i propri illeciti, di stringere relazioni con le amministrazioni pubbliche, e quindi anche con i politici.

Questi due aspetti fanno si che le loro azioni, svolte prevalentemente e sistematicamente sul territorio dove insistono, fa si che nelle persone comuni si diffonde il loro modo di essere, una mentalità criminale che alla fine viene riconosciuta e silenziosamente accettata.

Avete presente quando si dice la famosa frase “tanto lo sapevano tutti” ?
Ecco questa frase ci fa comprendere il livello di radicalizzazione del fenomeno camorristico, dove tutti sanno e in pochi denunciano.

Ed è su questo che occorre intervenire, l’azione della politica, quella politica che lotta contro la camorra, i giornalisti anti-camorra, che denunciano gli abusi, fanno la differenza, aiuta i cittadini a comprendere che non bisogna scendere a patti con questa gente e con la criminalità. Ecco perchè trovo inaccettabile che vi siano amministratori pubblici che negano l’esistenza sul proprio territorio della camorra, perchè o sono ciechi e quindi inadeguati al ruolo che rivestano o appartengono alla categoria dei collusi.

Quando un clan è forte, e controlla aziende o addirittura interi settori, può offrire lavoro, si sostituisce allo Stato perchè ha dato lavoro, ma a quale prezzo? Quello di devastare l’ambiente, quello di aver corrotto un’intera amministrazione pubblica? Quella di far fallire le aziende sane?

Politiche come il Reddito di Cittadinanza, rendono libere le persone dal ricatto. Ricatto che poi si concretizza nel secondo aspetto di cui vi parlavo, ovvero quella capacità di fare impresa.

Tantissimi sono i settori da cui i clan ottengono proventi illeciti. La droga, il gioco d’azzardo, ma quelli che vedono il coinvolgimento degli enti locali, dei Comuni e quindi dei politici sono altri.

La camorra controlla :

1) Le cave, da cui estrae la materia per fare il calcestruzzo ed altri prodotti che servono per costruire
2) L’imposizione a tutti gli imprenditori, se vogliono lavorare su quel territorio, di utilizzare i loro prodotti, per i quali stabiliscono i prezzi. I costruttori devono accettare le loro regole, e se vogliono lavorare devono anche associarsi al loro cartello, cioè avere la loro protezione
3) Controllando i prezzi, corrompendo Sindaci e funzionari, truccano le gare di appalto per farle aggiudicare i lavori pubblici ad aziende loro vicine.
4) Un cava è un grosso buco, e può essere riempita di rifiuti, sia lecitamente facendola diventare una discarica, sia illecitamente andando a sversare di nascosto qualsiasi cosa e magari realizzando il famoso biscotto, ovvero ad ogni strato di rifiuti interrato corrisponde uno strato di terra. Controllare una discarica vuol dire, controllare i flussi dei rifiuti e decidere chi può conferire, quindi possono essere determinanti anche nell’azione politica di un Sindaco o comunque di una comunità.

5) Tutti questi aspetti hanno bisogno di un altro settore fondamentale strategico, ovvero i trasporti.

Edilizia, trasporti e rifiuti, questi sono i settori principali in cui sono attivi i clan oggi, come avrete notato, si spara sempre di meno, mentre conviene di più puntare agli appalti ed al business dei fondi europei.
Quando si parla di clan e di camorra, solitamente sentiamo dire che la loro egemonia, le loro attività arrivano sino al basso Lazio, dove per basso Lazio intendiamo i territori fino a Cassino. Io credo che qui a Formia molte dinamiche le conosciate molto bene e magari sarete voi a raccontarci qualcosa a noi, ma proposito proprio di Carmine Schiavone.

Ho portato con me la copia della richiesta di desecretazione dell’audizione di Schiavone in commissione ecomafie, che preparai e feci firmare a nome di tutto il nostro gruppo all’allora capogruppo Nicola Morra, che oggi è Presidente della Commissione Bicamerale Antimafia.

Grazie a quella richiesta finalmente in Parlamento si iniziò ad intravedere un po di luce, e riuscimmo così finalmente a portare fuori un po di verità. La cosa importante è che tutti i cittadini possono oggi leggere con i propri occhi quello che c’è scritto senza l’intermediazione di nessuno.

A pagina 19 di quell’audizione, era il 7 ottobre 1997, Carmine Schiavone dichiarava che lo smaltimento illecito dei rifiuti avveniva non solo a Latina, ma anche a Scauri e a Gaeta. Con questo non voglio creare terrore o altro, ma rendervi consapevoli per chi ancora non lo fosse, che la lotta al crimine e soprattutto ai crimini ambientali non risparmia nessuno e ci deve vedere tutti uniti in questa vera e propria guerra, che non accenna a fermarsi.

Ringrazio La Casa Giusta per averci ospitati, per aver voluto trattare questi temi importantissimi, che solitamente tutti tacciono, ringrazio Salvatore Minieri per essere stato promotore dell’incontro.

Vi lascio di seguito alcune foto della struttura che oggi è un bene confiscato alla camorra e viene gestito con tante attività da numerose associazioni di volontariato, visitate il loro sito ed andateli a trovare https://www.lacasagiustaformia.it/

Infine dalla visita che abbiamo fatto ieri nel bene confiscato, qualcuno ci ha detto che probabilmente nella villa, dove c’è addirittura un ascensore, ci sarebbe anche una stanza bunker, che avrebbe potuto forse ospitare la latitanza di qualcuno, cosa non nuova per i camorristi, eccovi alcune foto. Li dentro, dove l’accesso è oggi murato, sarebbero stati ritrovati alimenti e un materasso.

Dalla stanza che vedete si accede a quella finestra nera scorrevole, dove c’è una parete, ma alzando la testa si accedeva probabilmente ad uno spazio superiore il cui accesso oggi è murato, come vedete dalla seconda foto.

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